BORRACCE

La scelta giusta

La volta scorsa ho dato delle informazioni generiche sulla borraccia, senza entrare nei particolari; questa volta darò informazioni più specifiche su come scegliere la borraccia.

Se avete deciso di ridurre l’impatto ambientale, in particolare del PET, con l’acquisto di una o più borracce… Fantastico! Avete il mio apprezzamento! Desidero aiutarvi nella scelta d’acquisto per non farvi abbindolare dal basso prezzo o dai colori sgargianti e accattivanti. Ecco qui delle indicazioni su come scegliere la borraccia che fa al caso vostro.

Quanta acqua vi serve? In un precedente articolo ho spiegato l’importanza dell’idratazione, insieme alla dottoressa Chiara Andreella, che necessitiamo, in media ed in linea generica, di 2,5 L al giorno. Vi sembrerà scontato quello che vi dirò, ma siamo talmente presi dalla routine quotidiana che tanti di noi non si idratano a sufficienza, e quindi un consiglio, relativo all’acquisto, per contrastare questa carenza è di  scegliere la capacità di volume della borraccia in base a quanto rimanete fuori casa. Ad esempio, se state fuori casa almeno 8-10 ore al giorno allora una borraccia da 600 ml / 1000 ml è la scelta che fa per voi; se invece state fuori casa tutto il giorno è bene attrezzarvi con due o più borracce sempre dello stesso volume. Se avete esigenze di diverso volume non preoccupatevi, potrete trovare il target che fa al vostro caso perché ce ne sono davvero tanti.

Qual è il contesto in cui andrete a bere fuori casa? Si tratta di stare al lavoro, in ufficio, oppure fuori a fare attività fisica? Le borracce con chiusura ad avvitamento solitamente sono indicate per qualsiasi attività poco o per niente movimentate, come ad esempio lavoro in ufficio; al contrario, le borracce con chiusura push and pull sono ideali per l’attività fisica perché pratiche da prendere con una sola mano e apribili con la bocca.

Semplice o termica ed isolante? Una borraccia semplice non ha alcune protezione da caldo o freddo e nemmeno può trattenere la temperatura del liquido in essa contenuto. Invece, se è termica, la borraccia è costruita da due strati (come se al suo interno ce ne fosse un’altra) e in questo modo è possibile ridurre notevolmente l’escursione termica mantenendo quasi inalterata la temperatura del liquido. Se, ad esempio, non volete l’acqua fredda o calda allora una borraccia semplice fa per voi, ma se invece volete mettervi all’interno o un the caldo o freddo e mantenere quella temperatura allora scegliete quella termica-isolante per potervi godere le giornate all’aperto.

Quale materiale scegliere? La volta scorsa ho affermato che è importantissimo sapere con quale materiale è fatta la borraccia ed ecco i dettagli dei 4 materiali più usati per la produzione di borracce.

Plastica. Le borracce in plastica a basso costo hanno tutte le qualità e i pregi che ho elencato in un precedente articolo. Lo ripeto: le bottiglie in PET sono monouso e non vanno riutilizzate nemmeno come borracce. Le borracce in plastica hanno tutta una serie di controindicazioni che possono alterare le proprietà organolettiche della bevanda. Ma c’è anche una plastica molto valida chiamata TRITAN che è un polimero estremamente sicuro dal punto di vista sanitario poiché è privo dei BPA, compatto, leggero, resistente e trasparente, si può lavare in lavastoviglie senza modificare le sue caratteristiche chimiche. La mia borraccia è in Tritan BPA FREE.

Alluminio. Le borracce in alluminio hanno il vantaggio di essere molto leggere, ma sono facilmente sensibili agli urti e ossidabili dai vari liquidi con cui entrano in contatto. L’ossidazione dell’alluminio può provocare diversi disturbi di salute che non elenco per brevità. Per rimediare a questo possibile problema hanno pensato bene di inserire un rivestimento interno in ceramica che mantiene inalterate le proprietà del liquido. In queste borracce però è sconsigliato inserire liquidi come latte, olio e bevande acide.

Acciaio. Le borracce in acciaio sono spesso inossidabili e ultimamente sono le più quotate perché l’acciaio non rilascia sostanze che possono alterare sapore e odori del liquido contenuto e difficilmente sono soggette alla proliferazione di batteri. Il loro difetto principale è il peso.

Vetro. Le borracce in vetro, seppur hanno il vantaggio di essere inerti dal punto di vista chimico a contatto con i liquidi, sono vendute in quantità minore perché corrono il rischio principalmente di rompersi e quindi per la fragilità sono le meno scelte.

Queste sono le indicazioni che mi sento di dare per fare un buon acquisto di una borraccia. Ovviamente non vi condannerò se ne sceglierete una di scarsa qualità perché contribuirete comunque a ridurre l’impatto ambientale. Sono convinto però che per aver una borraccia di qualità bisogna spendere minimo 15€.

Spero che questo articolo vi sia stato utile. Ditemi la vostra! Che borraccia usate? Perché? Scrivetemi, seguitemi su Instagram e Facebook e iscrivetevi al mio canale di YouTube.

BORRACCE

La svolta ecologica

La volta scorsa ho mostrato come la canapa possa essere un ottimo sostituto alla plastica e come possa essere una grande risorsa per la Green Economy. Desidero parlarvi di un prodotto diventato simbolo non solo della Green Wave ma anche della lotta contro la plastica: la BORRACCIA.

Da un paio di anni la borraccia è tornata d’interesse grazie ai movimenti eco-friendly associati alla spinta ambientalista di Greta Thunberg. Dico, è tornata, perché la borraccia è un’invenzione tutta italiana creata da Pietro Guglielmetti intorno al 1850: era in legno, aveva la capacità di un litro, aveva una tracolla per essere trasportata comodamente, ed era pensata per l’utilizzo bellico. Infatti la borraccia entrò a far parte dell’equipaggiamento militare durante le guerre per l’unità d’Italia ed espatriò in tutto il mondo grazie alla guerra in Crimea. Ben presto poi fu creata con altri materiali, come ad esempio l’alluminio, e infine perse l’interesse comune con l’avvento delle plastiche.

Attualmente il mercato delle borracce è fiorente, in continua crescita e lo si può constatare in moltissimi supermercati: vengono proposte, in bella vista, a disposizione dell’utente una vasta scelta di vari tipi di borracce. I primi acquirenti della borraccia sono le nuove generazioni e i millenials e man mano che cresce l’interesse per l’ambiente anche le generazioni meno nuove si stanno attrezzando. Ma quali vantaggi porta avere con se la propria borraccia?

I vantaggi sono principalmente 3:

  1. Il costo dell’acqua è praticamente nullo come abbiamo già visto per l’acqua potabile o trattata. La prendete dal rubinetto senza pagare e ve la portate dove volete!
  2. Una borraccia è in un certo senso “per sempre” e questo significa rinunciare all’acquisto delle bottigliette in PET riducendo notevolmente l’impatto ambientale. Provate ad immaginare se ogni italiano (siamo in 60,37 milioni) utilizzasse la borraccia, e decidesse di non comprare più bottiglie di plastica… significa che in Italia si eliminerebbe a monte ben 33,5 milioni di kg plastica e 83,6 milioni di CO2. Come posso dirlo? Ricordo che in base ai precedenti articoli, 1 kg  di bottiglie di plastica può contenere 37,5 L di acqua e produce 2,5 kg di Co2; in media ogni italiano spende 208 L all’anno. Questo vuole dire impattare pochissimo sull’ambiente!
  3. Avere la borraccia ci aiuta a monitorare il nostro stato d’idratazione: se a metà giornata la vostra borraccia è ancora piena probabilmente siete disidratati. Se ce l’avete sempre con voi, sarà più facile finirla.

L’unico svantaggio della borraccia è che può risultare scomoda avercela con se, ma ci sono moschetti e altri lacci che possono aiutarci a rimediare a questo piccolo inconveniente.

Ecco qui alcune informazioni generali sulla borraccia:

1. Vanno lavate frequentemente con acqua calda, detergente e con lo scovolino, che è una spazzola ideata per entrare dentro a cavità lunghe e strette, oppure se la borraccia lo consente, lavate in lavastoviglie. Il lavaggio acqua calda, lavapiatti e shakeraggio manuale della borraccia può essere nel tempo inefficace perché non riuscireste a lavare accuratamente nelle curve del contenitore.

2. Leggete le istruzioni o l’etichetta d’acquisto per comprendere cosa può o non può fare la borraccia: in base al materiale con cui sono fatte possono contenere alcuni liquidi oppure no; possono essere usate tot volte o lavate n.° volte.

3. Le borracce variano di costo in base alle seguenti caratteristiche: materiale, volume, scopo di utilizzo sono ciò che influiscono più di tutto sul prezzo. I prezzi variano quindi da 5 € a 25€. Una buona borraccia costa minimo 15€.

4. Ci sono principalmente 4 materiali con cui vengono fatte le borracce: in plastica, in alluminio, in acciaio e in vetro. La domanda più importante da farsi in fase di acquisto, la prima in assoluto, è di che materiale è la borraccia! Perché in base alle caratteristiche del materiale può farvi decidere sulla vostra scelta di acquisto. Ma di questo ne parlerò la prossima volta e darò informazioni più dettagliate su come scegliere.

Se avete deciso di fare la svolta ecologica vi faccio le mie congratulazioni! Vi può sembrare una sciocchezza ma sono le piccole azioni quotidiane che nel tempo producono grandi cambiamenti. Sono convinto che la borraccia abbia ancora largo margine di crescita in termini economici e che possa svolgere un ruolo importante nella partita della salvaguardia dell’ambiente.

Non perdetevi la prossima puntata! Intanto commentate, mettete like, seguitemi su Instagram e Facebook e iscrivetevi al  mio canale YouTube. Ciao a tutti!

BOMBA PLASTICA

10 buoni motivi per abbandonare il PET.

La volta scorsa ho spiegato a grandi linee il tema della plastica. Oggi invece desidero darvi delle motivazioni per abbandonare gli acquisti di plastica, in particolare del PET.

Quindi ecco qui 10 ragioni che personalmente ritengo valide per NON acquistare bottiglie di plastica. Alcune di queste le ho già dette, altre no, altre invece fanno riferimento alla plastica in generale ma le voglio racchiudere un’unica lista dato che sono correlate dalla stessa materia.

  1. Produrre 1 kg di plastica richiede 2 kg di petrolio, 17,5 L di acqua e  produce 2,5 kg di CO2: troppe risorse per un bene usa e getta. È un prodotto estremamente consumistico.
  2. Una bottiglia di plastica se dispersa nell’ambiente impiega 450 anni per decomporsi. Fate un favore all’ambiente nel caso in cui ne vediate una a terra: raccoglietela e buttatela nel cestino!
  3. La plastica è uno degli elementi maggiormente responsabili dell’aumento delle emissioni di CO2 : il suo incremento  rende le acque dei mari più acide e più calde creando una reazione a catena negativa sia nel clima, nella biodiversità marina e quindi nel mercato ittico.  
  4. C’è un’isola di rifiuti che galleggia nel Pacifico con un’estensione minima di 700.000 km2 di cui 3 milioni di tonnellate di plastica e di sicuro non è normale!
  5. Le bottiglie di plastica sono composte da PET, che sfortunatamente non galleggia in mare e quindi nel caso si voglia recuperarle risulta estremamente difficile. È più facile invece che finisca nello stomaco di qualche pesce.
  6. La decomposizione della plastica crea microplastiche: hanno dimensioni anche nanometriche e, grazie all’acqua, riescono a insinuarsi in tutto il nostro ecosistema, anche nella nostra alimentazione. Si stima infatti che ingeriamo 5 grammi di plastica a settimana, il che equivale a mangiarsi una penna BIC ogni sabato sera come happy hour. Gli effetti sulla salute umana sono ancora in fase di studio ma si può dire che, per quello che si conosce, questo ingerimento involontario di plastica, seppur a piccole dosi, causa stress ossidativo cellulare e riduzione dell’assorbimento di elementi come iodio, ferro e rame nell’intestino.
  7. La bottiglia in plastica, nel momento dello stoccaggio, spesso rischia di essere esposta a calore e luce solare, e questo stimola la fotosintesi e la creazione di alghe rendendo quindi l’acqua inutilizzabile. Nel mio precedente lavoro ho assistito tante volte a questa scena: capitava, soprattutto d’estate, che il cliente mi faceva notare la presenza di alghe all’interno del boccione dovuto a fonti di calore o luce, e si doveva conseguire alla sostituzione non solo del boccione ma anche della vasca di raccoglimento dell’acqua della colonnina.
  8. Tutte le acque in bottiglia di plastica sono minerali. Come abbiamo già visto, il controllo effettuato sulla qualità della fonte avviene soltanto una volta ogni 5 anni. Quindi, tenendo in considerazione anche il punto 7, non è così buona come si voglia far credere.
  9. Nel suo “Il libro dell’acqua“, del quale consiglio a TUTTI la lettura, il fisico Alock Jha scrive: “Le plastiche che finiscono in mare tendono ad essere ricoperte da alghe, rilasciano sostante tossiche e impattano ulteriormente sulla catena alimentare marina”.
  10. L’acquisto delle bottiglie di plastica comporta un’ incremento dei trasporti e di conseguenza delle emissioni di CO2. Ho già ampiamente dato indicazioni su come acquistare acqua in maniera più sostenibile.

Di alternative alla plastica ce ne sono davvero tante, tra cui la mia idea, come anche esistono diverse soluzioni per smaltirla correttamente, ma magari con il tempo avrò modo di elencarle.

Non intendendo condannare per sempre la plastica perché ha delle utilità innegabili, soprattutto in campo medico, ma intendo promuovere acquisti più eco-friendly. Ciò non toglie che ognuno di noi è libero di acquistare o meno le bottiglie di plastica ma di certo è un inizio che può essere intrapreso da chiunque. Può sembrare inutile eliminare il PET ma è quel piccolo contributo che nel tempo produce un grande cambiamento.

Concludo dicendo che il petrolio con cui si crea la plastica, secondo Worldometers, è destinato a finire nei prossimi 43 anni quindi BASTA BOTTIGLIE DI PLASTICA! Sostenete le alternative!

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Comprendere la plastica

In più appuntamenti precedenti ho accennato diverse volte genericamente all’utilizzo della plastica senza mai entrare nello specifico dell’argomento, quindi oggi tratterò l’argomento plastica spiegando brevemente cos’è, com’è nata, come si crea, quali tipologie esistono, e in che modo è entrata comunemente nelle nostre case come contenitore per acqua.

Anzitutto, la plastica è un materiale creato dall’uomo dalla lavorazione del petrolio. Per produrla è necessario l’utilizzo di acqua, petrolio e metano. Si applica un processo chimico, scoperto nel 1835, chiamato polimerizzazione degli idrocarburi cioè composti da Carbonio e Idrogeno. Tutte le scoperte riguardanti la plastica partono da qui. Dal 1900 in poi è stata una evoluzione innovativa continua,  portando alla nascita del PVC, del moplen, del PET e tutte le altre plastiche. Attualmente le plastiche di dividono in 7 tipi e le descrivo brevemente qui sotto :

1 PET  (Polietilene Teraftalato), plastica monouso, densità maggiore dell’acqua. Esempio di PET: bottiglie di plastica.

2 HDPE/HDP (Polietilene ad alta densità): plastica che galleggia, ritenuta più sicura. Esempio: contenitori dei detersivi.

3 PVC (Cloruro di Polivinile) usata per le vaschette trasparenti per il confezionamento dei cibi.

4. PE-LD (Polietilene a bassa intensità) usato nei bicchieri dei distributori automatici (ne ho visti a migliaia di questi!), galleggia.

5 PP (polipropilene), galleggia ma è difficile da riciclare. Esempio: bacinelle, scolapasta e shaker.

6 PS (polistirolo) usato per imballaggi alimentari e non, facilmente dispersivo.

7 altre plastiche, sono composte da BPA (Bisfenolo A).Questo tipo ti plastica NON è RICICLABILE e dunque è pensato per un uso prolungato.

Di solito troviamo il simbolo del riciclaggio con il numeretto corrispondente o/e le diciture appena citate. Ad esempio io ho una borraccia con simbolo di riciclaggio 7, ma è anche BPA free, cioè non è presente il Bisfenolo A. Per chi non lo sapesse il BPA è una composto organico, che ha diverse controversie in ambito di salute umana: ci sono diversi studi che lo collegano a disturbi dell’apparato endocrino e ormonale. Ho acquistato questa borraccia per tenerla a lungo e evitare altri acquisti usa e getta. Spero che mi duri a lungo!

Guardando questa lista di varie tipologie di plastiche, la bottiglia di plastica è nella maggior parte dei casi PET. Questi numeri che vanno da 1 a 7 corrispondono al tipo di plastica. A volte si possono leggere altri numeri sul fondo della bottiglia e voglio quindi sfatare un mito su questi numeri: essi non corrispondono alla quantità di volte che si può riutilizzare la bottiglia di plastica; infatti ho chiamato un’azienda di acque minerali in bottiglia di plastica per chiedere ulteriori informazioni a riguardo, e mi hanno detto che corrisponde semplicemente ad un numero seriale di produzione. Mi dispiace deludervi nel caso in cui abbiate creduto a questo fatto… l’ho creduto anch’io! Il PET è pensato per il monouso e ora che lo sapete, siete responsabili delle vostre scelte.

Ma vediamo di capire meglio gli aspetti legati alla bottiglia di plastica. In che modo è nato il concetto di acqua in bottiglia? E quando la plastica è entrata come alternativa?

Il primo caso di acqua venduta in bottiglia è stato riscontrato a Boston nel 1760 circa dalla società Jackson’s Spa che promuoveva l’acqua per uso terapeutico. Ovviamente non aveva nulla di terapeutico. Magari come ci viene testimoniato da Saratoga City era soltanto un’acqua minerale. In ogni caso l’idea è nata negli USA e infatti sono tra i più grandi consumatori di acqua in bottiglia come abbiamo già visto in un precedente articolo.

Come è nata la bottiglia di plastica, e com’è entrata nelle nostre case? Nel 1973 il signor Nathaniel Wyeth brevetta la bottiglia in plastica PET e comprende la potenzialità che avrebbe avuto sul mercato alimentare: avrebbe ridotto i costi delle aziende legati all’acquisto del vetro con la sostituzione completa a favore della plastica delegando lo smaltimento della bottiglia all’utente finale e istituendo quindi il vuoto a perdere.

Sempre negli anni ’70 l’azienda francese Perrier investì grandi quantità di denaro per una campagna pubblicitaria rivolta agli USA riguardante la loro acqua effervescente: venne venduta come un lusso imperdibile. La combinazione vincente per l’avvento della bottiglia d’acqua in plastica fu grazie a tre fattori: la campagna di marketing di Perrier (che ebbe successo), la bottiglia in plastica di Wyeth, e Usa prima potenza mondiale, trascinatore dell’economia e delle mode di quei tempi. Questi tre fattori resero l’acqua in bottiglia di plastica un oggetto comune in tutte le nostre case. La strategia di marketing che ci sta dietro è racchiusa nei  seguenti punti:

  1. Contrapporre l’acqua trasparente in bottiglia alle bibite gassate colorate anziché all’acqua di rubinetto.
  2. Immagine sull’etichetta evocativa: una sorgente, una montagna, qualcosa che ricordi la purezza naturale.
  3. Usare la paura come motivazione per cambiare scelta: insidiare dubbi sulla qualità dell’acqua del rubinetto.
  4. Fare appello allo status: comprare una determinata tipologia di acqua ti mette in una condizione di “diversità sociale” come è successo per la Perrier.
  5. La bottiglia in plastica viene associata all’uso privato, personale, comodo da trasportare ovunque.

Il risultato è evidente tutt’oggi, dato che in Italia spendiamo una media di 200L in bottiglia di plastica e siamo il primo paese europeo consumatore di acqua in bottiglia.

Ora che sapete quali leve emotive vengono usate per favorire l’acquisto della bottiglia di plastica, potete prenderne il controllo e fare scelte d’acquisto più consapevoli, non soltanto per l’acqua ma anche per la plastica in generale. Se questo non fosse sufficiente magari la prossima volta vi darò altre informazioni. Commentate, mettete like, iscrivetevi al mio canale di Youtube, seguitemi su Instagram e su Facebook.

5 modi per prendere acqua a confronto

Quale modo è più conveniente, di maggior qualità e a basso impatto ambientale?

La volta scorsa vi ho parlato dei sistemi di depurazione e abbiamo visto vantaggi e svantaggi di ogni principale tecnologia disponibile. 

Questa volta cercherò di mettere a confronto i modi che più spesso vedo utilizzare dalle persone per prendere acqua, considerando: convenienza, qualità e impatto ambientale; i modi in questione sono: acqua del rubinetto, acqua filtrata con la caraffa a cartucce, acqua depurata con carboni attivi, acqua in bottiglia di plastica, acqua in bottiglia di vetro. Per poter poi decretare un vincitore complessivo in questo confronto assegnerò un punteggio che và da 1 a 10; dove 1 si intende poco conveniente, poca qualità e ad alto impatto ambientale, e 10 si intende molto conveniente, tanta qualità, e a basso impatto ambientale.

Convenienza. Per convenienza si intende quella caratteristica che nell’arco di un periodo di tempo ci permette di spendere poco con una determinata prestazione per uno specifico prodotto o servizio. Il confronto che ho fatto, eseguito su un consumo di 5000 litri, che è il massimo filtraggio di un carbone attivo perché in questo modo ho la possibilità di comparare gli altri metodi in un contesto di uguale di consumo.

  •  Acqua in bottiglia di vetro: chi le acquista spende una media di 0,5 € per L e quindi per ottenere 5000L spende 2500 €. Punteggio=2. 
  • Acqua in bottiglia di plastica : con una media di 0,24 € al litro si spende 1200€. Punteggio= 4. 
  • Acqua con depurazione a carbone attivo: senza considerare l’investimento iniziale della depurazione (che nel tempo viene ampiamente recuperato), la sostituzione del filtro avviene a 5000 litri e costa 260 €, quindi una media di 0,05 € al litro. Punteggio=6. 
  • Acqua depurata con la caraffa a cartucce: con una media di 0,03 € al litro la spesa totale per 5000 litri è 140 €. Punteggio=7.
  •  Acqua del rubinetto: come ho già detto in un articolo precedente l’acqua potabile è estremamente conveniente e infatti 5000 L costano appena 1€. Punteggio=10.

Qualità. Quale dei 5 modi ci assicura un’acqua di qualità maggiore? In termini di qualità considero l’eventuale stoccaggio e le proprietà organolettiche; la qualità si può determinare nel momento in cui la si beve.

  •  Acqua in bottiglia di plastica. Come già detto l’acqua minerale ha scarsi controlli e uno stoccaggio inadeguato che spesso comporta l’usura della plastica e di conseguenza cambiamenti nelle proprietà organolettiche. Punteggio= 5.
  •  Acqua del rubinetto: è sicuramente la più controllata ma spesso lascia discutere l’odore e il sapore causato dalla presenza del Cloro come agente di sterilizzazione o dall’usura delle tubature. Punteggio= 6. 
  • A pari punteggio l’acqua in bottiglia di vetro e il filtraggio a caraffa: considerando che il vetro ha ottime capacità di conservazione delle proprietà organolettiche ma lo stoccaggio non è sempre idoneo, che il filtraggio a cartucce permette di migliorare la qualità dell’acqua (ma non di renderla eccellente), ma in compenso è privo di stoccaggio il punteggio che ho assegnato è di 7. 
  • L’acqua depurata con i carboni attivi: zero stoccaggio e ottima filtrazione quindi ottima qualità. Dato che un minimo di errore nella depurazione è inevitabile il voto complessivo non può essere 10 ma 9!

Impatto ambientale. S’intende quanto il prodotto o il servizio crei un effetto a livello ambientale: quindi quali e quante materie prime sono state utilizzate per la produzione, quanta CO2 produce o elimina. Quali dei 5 modi elencati è il più eco-solidale, sostenibile? Per determinare l’impatto ambientale è necessario prendere in considerazione un arco di tempo molto più lungo per vedere i pro e i contro di una determinata scelta. C’è da dire che tutte le azioni umane hanno, inevitabilmente, un impatto ambientale e quindi il voto 10 è escluso.  

  • Acqua del rubinetto: la costruzione della gestione dell’impianto idrico locale e delle tubature sicuramente ha richiesto un notevole impiego di materie, energie, riduzione del suolo e una produzione di CO2,; ma fortunatamente non è aggiudicabile alle scelte dell’utente finale e quindi l’acqua potabile del rubinetto ha come unico impatto ambientale lo spreco. Magari ne parlerò in maniera più completa in un altro momento ma per ora mi limito a dire che molto spesso per negligenza degli utenti si spreca tantissima acqua. Voto complessivo 9. 
  • Acqua in bottiglia di vetro. Tengo in considerazione questi aspetti: per produrre le bottiglie di vetro è necessario l’utilizzo di silice, carbonato di calcio ad una temperatura di 1500°C; trasportare le bottiglie di vetro a domicilio o nel supermercato si impiega un quantitativo di carburante e quindi di CO2; il vetro in compenso è 100% riciclabile e implica il rifiuto della scelta della plastica. Voto complessivo 6.
  •  Acqua in bottiglia di plastica. Per produrre 1 kg di plastica (circa 75 bottiglie da 0,5 L) sono necessari 17,5 L di acqua, 2 kg di petrolio e produce un complessivo di CO2 di 2,5 kg e, senza approfondire l’impatto globale che produce, questo è sufficiente per dare voto 1.
  •  Acqua depurata da filtri a caraffa: tutte le caraffe sono in plastica, le cartucce sono composte da ulteriore plastica e sostanze filtranti, ogni mese è necessaria la sostituzione e quindi da un lato alimenta il consumismo con più CO2, dall’altro favorisce il rifiuto della plastica. Voto 6.
  •  Acqua depurata da carbone attivo. Il depuratore sicuramente nella produzione richiede tantissime materie tra cui plastica e affini, componenti elettriche e tecnologiche, carbone da noce di cocco o da legno, ma il beneficio maggiore è una lunga prestazione che comporta una drastica riduzione di CO2 e di consumo di bottiglie di plastica. Voto 7. 

Bene! Andiamo alla conclusione! Facendo la somma del punteggio ecco il risultato:

 al quinto posto: l’acquisto bottiglie di plastica con punteggio totale di 10. 

al quarto posto: l’acquisto delle bottiglie di vetro con punteggio totale di 15.

al podio, al terzo posto: l’acquisto della caraffa a cartucce con 20 punti.   

al secondo posto: l’acquisto del depuratore a carbone attivo con 22 punti. 

Quindi, inevitabilmente, vince la classifica l’acqua del rubinetto di casa con 25 punti.

Questi risultati sono ovviamente frutto delle mie considerazioni personali e intendono decretare una classifica del prodotto o del servizio che riesca ad essere nello stesso tempo economico, di qualità, e cosa più importante Eco-Friendly, e quindi aiutarvi a fare una scelta etica e consapevole. Voi, cosa ne pensate? Avete fatto una comparazione di questo genere? Me lo potete dire e scrivere!!! Iscrivetevi pure al mio canale di Youtube, seguitemi su Instagram o sulla mia pagina Facebook. Mettete like e leggete pure gli altri articoli sul mio blog. Ciao a tutti!

DRINK TEST

Come capire la qualità della propria acqua.

La volta scorsa, abbiamo affrontato e analizzato le differenze tra acqua naturale e potabile. Abbiamo anche visto la differenza nei controlli. L’acqua potabile, oltre ad essere conveniente, dovrebbe garantire un sacco di proprietà. Ma come mai tanti di noi non utilizzano l’acqua del Sindaco??? Le motivazioni sono molteplici e di vario genere. Una motivazione più frequente è la poca fiducia nei controlli e quindi oggi darò a tutti la possibilità di verificare a grandi linee la qualità della propria acqua.

Quindi come posso verificare la qualità della mia acqua? Anzitutto è necessario prendere  le  informazioni riguardanti la nostra acqua di casa. Le potete trovare comodamente sul web, precisamente potete chiedere al vostro servizio idrico locale, oppure all’Arpa della vostra Regione, ovvero al vostro comune , o ancora si possono trovare  a volte  anche da aziende che operano nel settore dell’acqua e che svolgono campionature per proprio conto. Se questo non dovesse bastarvi perché non vi fidate o volete semplicemente maggiori certezze su quello che già sapete  il secondo passaggio è l’analisi dell’acqua.

 Un’analisi dell’acqua può costare da 100 € (se è specifica) fino a 1000 €  (se è completa). Nel caso in cui vogliate spendere queste  cifre  potete fare le analisi seguendo due procedure:

  1. fate voi la campionatura con delle normali bottigliette da mezzolitro di acqua, le portate all’Arpa, pagate da loro il costo del servizio e vi danno il risultato dell’analisi entro  un mese, oppure,
  2. opzione più impegnativa e costosa, chiedete l’intervento del gestore idrico locale che vi manda a casa un delegato competente, il quale procede alla campionatura che a sua volta sarà utilizzata come documento ufficiale di analisi di controllo da parte del gestore.

Personalmente ho utilizzato il servizio dell’Arpa per un test specifico per i Pfas che mi è costato 153 €, ma recentemente  ho anche voluto comprare dei test generici ed economici e provarli sulla mia acqua potabile. Quindi, nel caso in cui non vogliate spendere questi soldi ma vogliate comunque effettuare a modo vostro dei controlli, allora il modo più semplice è fare un’analisi generica, quindi non precisa, attraverso a dei test che determinano durezza, residuo fisso, pH, conducibilità e carica batterica. Questi test per l’acqua si possono acquistare facilmente on line su Amazon ed hanno un costo che vanno da 10€ a 30€. Ho acquistato il test  della cartina tornasole che determina ben 14 parametri dell’acqua; un tester per il pH; un altro per la conducibilità e il residuo fisso; un altro ancora per la durezza e un altro per la carica batterica. Ma prima di mostrarvi i risultati, voglio spiegarvi questi parametri dell’acqua visto che ne abbiamo accennato nell’ultimo intervento senza spiegazioni.

Durezza. La durezza dell’acqua è determinata dalla quantità di ioni disciolti in acqua di calcio e magnesio e di altri metalli pesanti. L’unità di misura è il grado francese °F che corrisponde a 10 mg di carbonato di calcio comunemente conosciuto come calcare. La durezza può variare da 0 a 50 °F, e in base alla quantità le acque si possono definire più o meno dure: fino a 8-10 °F  acque più o meno dolci, da 10°F in poi acque più o meno dure. Il tester che ho comprato mi dice di prendere 5 ml di acqua e metterli dentro alla provetta, poi inserire goccia a goccia il reagente: inizialmente l’acqua risulta di colore rosso e si prosegue fino a quando non diventa blu; il numero di gocce inserite corrisponde alla durezza in gradi francesi.

PH. Rappresenta la ionizzazione dell’acqua allo stato liquido e in forma pura: è la tendenza della molecola di H2O a dividersi in ioni H+ e ioni OH. Nell’acqua pura la quantità di questi ioni è esattamente identica. La sigla pH significa potenza dell’idrogeno, una sostanza si definisce acida quando aumenta la  concentrazione degli ioni H+ e nella scala del pH è inferiore a 7 , basica quando aumenta la concentrazione degli ioni OH e nella scala è superiore a 7. Il pH dell’acqua aiuta a comprendere la presenza o meno di certi soluti. Il pH  è indicato nel tester della cartina tornasole insieme ad altri 13 parametri; è sufficiente immergere la striscia all’interno dell’acqua  per un secondo, aspettare un minuto e comparare le colorazioni con la tabella illustrativa fornita dal test. Esiste anche un tester specifico del pH : si tratta di una penna digitale che viene utilizzata maggiormente da chi ha un acquario: è sufficiente togliere il cappuccio, accendere  on /off , intingere nell’acqua fino al livello, mescolare per 20 secondi,  e leggere il risultato sul display.

Residuo fisso. Il residuo fisso, o TDS in inglese (Total Dissolved Solid = Totale dei Solidi Disciolti), è la quantità di Sali che rimangono dopo aver bollito l’acqua a 180°. Tale quantità è espressa in  mg/L o ppm (parti per milione)  ed corrisponde alla durezza permanente , cioè quella quantità di Sali e metalli che non varia al mutamento delle condizioni dell’acqua. Come ho già spiegato in base al residuo fisso le acque si possono definire più o meno minerali. Il tester ha un funzionamento identico a quello del pH: è una penna digitale che una volta intinta nell’acqua ci dice la misurazione corretta del residuo fisso.

Conducibilità elettrica: i Sali che all’interno dell’acqua si disciolgono, creano degli atomi con carica positiva e negativa. Tale differenza di carica , che parte da un punto A ed  arriva ad un punto B, è definita come conducibilità elettrica (EC  in inglese = Electric Conducibility) e si misura in  micro-Siemens per centimetro:  µS/cm. La maggior parte delle acque ha valori compresi tra 100 e 700 µS/cm. Il parametro serve per lo più a confermare la quantità di residuo fisso . Questi due parametri vanno a braccetto e infatti nel tester sono nella stessa penna e indicati contemporaneamente sul display.

Carica batterica. La carica batterica indica la presenza di microorganismi batterici presenti nell’acqua. La misura della carica batterica è espressa in CFU che significa Colonie che Formano un’Unità ad indicare quei batteri in fase di duplicazione. Secondo la normativa il CFU deve essere a 0 o molto vicino. Acqua con CFU = 1 è già pericolosa per la salute umana. Il tester che ho comprato è specifico per la famiglia dei batteri Coliformi (Escherichia Coli compreso). È una fiala con dentro un residuo reagente, la si apre, ci si versano 5 ml di acqua del rubinetto, si chiude, la si scuote per un minuto e poi la si lascia ferma per 48 ore ad una temperatura di 20-25°C. Finito quel periodo si prende la fiala e la si confronta con le istruzioni: se è gialla nessun batterio, se invece assume un colore che tende ad arancio/rosso allora l’acqua è contaminata.

Bene! Ora, grazie a questi tester  provo a capire se l’acqua potabile del mio Comune di residenza sia conforme ai parametri stabiliti dal D.Lgs. 25 gennaio 2001 n°31. I risultati sono i seguenti :

parametrorisultatostandard
   
tester: cartina tornasole  
Cloro libero0,5 mg/L250 mg/L
Ferro0200 µg/L
Rame01,0 mg/L
Piombo010 µg/L
Nitrati050 mg/L
Nitriti00,5 mg/L
Mercurio01 µg/L
Cloro totale0250 mg/L
Fluoruro0,5 mg/L1,5 mg/L
Durezza25°Ftra 0 e 50°F
Carbonato40 mg/Lin realzione alla durezza
Alcalinità totale120 mg/Ltra 0 e 360 mg/L
pH8,4tra 6,5 e 9,5
Acido Cianurico30-50 mg/Ltra 0 a 240 mg/L
   
tester: pH8tra 6,5 e 9,5
   
tester: rediduo fisso331mg/Lmassimo 1500 mg/L
           e conducibilità0,662 µS/cmmassimo 2500µS/cm
   
tester: durezza29°Ftra 0 e 50°F
   
tester: carica batterica00 CFU

Posso dire che l’acqua è oligominerale in base al residuo fisso, 29° è molto dura e infatti ho tanto calcare, è stata trattata perché c’è traccia di cloro, e non contiene batteri. Sono contento del risultato perché dimostra che l’acqua potabile non è così male come si voglia credere, ma soprattutto perché è conforme alla normativa! Ci tengo, però, a precisare che questi test sono generici e non intendono sostituire le analisi ufficiali dei laboratori certificati; pertanto non affidatevi al 100% a questi risultati poiché sono incompleti: infatti non è possibile con questi test determinare la presenza o meno di microplastiche, di legionella, altri metalli pesanti, pesticidi e nemmeno dei Pfas. Quindi se siete diffidenti per l’incompletezza di questi  test  la prossima volta darò altre informazioni! Invece, se volete avere delle indicazioni seppure approssimative, come ho appena mostrato, perché pensate che possano bastare per la vostra situazione, non esitate a contattarmi, verrò volentieri gratuitamente da voi per eseguire questi test. Quindi seguitemi su  Instagram, iscrivetevi al mio canale YouTube, mettete  like  sulla mia pagina Facebook!!! Come sempre, spero che questo intervento, più che piaciuto, vi sia servito! Alla prossima!

Quanta acqua si beve in Italia e nel Mondo?

Mi sono fatto questa domanda tante volte e vi spiego anche il perché! Quando ero un  amatissimo omino delle macchinette ,laureato in scienze delle merendine e  con la magistrale in tecnica della distribuzione automatica , trasportavo grandissime quantità d’acqua in bottigliette di plastica da mezzo litro.  Da aprile a settembre  all’interno dei furgoni arrivavo tranquillamente a caricare anche 20 casse d’acqua, a volte di più. Una cassa d’acqua contiene 24 bottiglie da 0,5L quindi un totale di 12L per 20 . 240 L in furgone sono tanti  ( senza contare  il resto della merce in furgone)  ma soprattutto  ti rendono la giornata molto impegnativa. Partivo carico ed energico e  tornavo scarico di acqua e di energie…. Una fatica…  A  mano , con il carretto, avanti e indietro nelle scuole e nelle aziende , il fresco dentro e l’afa fuori. Nella speranza di riuscire a finire la giornata, la domanda era : quanto cavolo bevono questi !?? Ed era così 5 giorni alla settimana.  Pensate, mi è capitato anche di dover chiedere aiuto ai colleghi perché avevo finito tutta l’acqua e me ne serviva altra .Solo nell’istituto  Primo Levi di Badia Polesine  ( lo prendo a riferimento perché ci ho trascorso parecchio tempo)  si arrivava a consumare  fino a 30 casse di acqua a settimana e i colleghi non erano da meno  :  complessivamente  si arrivava ad utilizzare anche due bancali al giorno che corrispondono a 126 cassette . Insomma acqua da tutte le parti!

Ma tornando a noi, ecco la risposta .

Prendiamo in considerazione alcuni dati sul mercato globale dei consumi di acqua in bottiglia. Si tratta di un fatturato mondiale  annuo che si aggira sui 250 MILIARDI di euro e per rendere l’idea sono circa 8000 € al secondo.  Un mercato che ,non solo  sembra  non conoscere crisi, ma che negli ultimi 10 anni si è visto raddoppiare  ed è  in continua crescita costante nonostante i vari movimenti PlasticFree che stanno nascendo .

 Al primo  posto per consumo troviamo  il continente americano : Usa e Messico in testa;  al secondo posto troviamo il continente asiatico: Emirati Arabi in  testa , Thailandia e Cina (in forte crescita); infine al terzo posto il continente europeo : Italia al primissimo posto seguita da Belgio Francia e Germania.

Vediamo l’Italia… Italia è  terza nel mondo per consumo pro-capite annuale : tra i 190 ai 208 L e un giro di affari che si aggira intorno ai 3 miliardi di euro. Ciò significa che in media ogni italiano spende 45 € all’anno per acquistare acqua in bottiglie di plastica. Da 140 a 160 sono le imprese  d’imbottigliamento nel nostro territorio e producono circa 260 etichette. Personalmente mi chiedo quanto possano essere effettivamente le differenze,  dal momento che la maggior parte  di tali  etichette sono prodotte  da un’ unica società . Vediamo insieme quali sono i principali marchi che controllano la gran parte delle sorgenti e producono il 70% del fatturato .

GruppoMilioni di litriFatturato  (approssimato)
San Pellegrino (appartiene a Nestle  e produce i seguenti marchi: S. Pellegrino, Vera, Panna, Levissima)2600 1 miliardo
San Benedetto ( S.Benedetto, Guizza, Primavera, Acqua Nepi)  appartiene a Zoppas con il gruppo Electrolux2400 600 milioni
Fonti di Vinadio ( S.Anna , Mia, Valle Stura)1300 200 milioni
Acque Minerali d’Italia ( Norda; Gaudianello , Sangemini)950 117 milioni
Lete ( Lete, Prata, Sorgesana)900 90 milioni
Ferrarelle  ( Ferrarelle, Boario,Vitasnella, Natia, Santagata)890 173 milioni
Rocchetta, Uliveto, BrioBlù, SpumadorN.D.30 milioni

Con questi numeri si può ben capire come questo mercato possa essere interessante  dal punto di vista economico ( non per niente l’acqua è definita ORO-BLU e sia  Coca-Cola che Pepsi hanno le loro acque)  ma anche problematico dal punto di vista ecologico e ambientale. Se, come me, state facendo una scelta Plastic-Free è bene sapere che non si sta marciando contro il ristorante di punta del vostro Paese ma contro aziende che fatturano miliardi e milioni di Euro.  

MI sono fatto qualche domanda su questi numeri e le pongo anche a voi: Come si può guadagnare così tanto su un bene così “scontato”? Perché gli italiani consumano così tanta acqua in bottiglia nonostante abbiano più di 700 sorgenti di acqua e buon assetto idrogeologico? Perché si continua ad usare così tanta plastica?  Perché non posso invece risparmiarmi quella spesa prendendo acqua dal mio rubinetto? E’ davvero così  importante bere tanta acqua?

La risposta a queste domande e a tante altre le vedremo in seguito. Scrivete qui sotto i commenti ,  le eventuali risposte a queste domande, condividete , mettete like e continuate a visitare il sito www.dalmarbozzo.com  e la pagina Facebook Dalmar Bozzo

Ciao a tutti!!!