CANAPA

L’ORO VERDE SNOBBATO

La volta scorsa ho esposto una lista di motivi per non acquistare il PET, ed ho anche affermato che esistono tantissime alternative alla plastica. Oggi, quindi voglio parlare di una di queste alternative: CANAPA.

La maggior parte delle persone, quando si parla di canapa l’ associa allo sballo, alla droga o all’uso ludico-ricreativo, e invece esiste un mondo di risorse incredibili dietro a questa pianta.

Perchè, quindi, la canapa ha, per l’opinione pubblica, un’accezione così negativa? Il motivo principale per cui le persone o le istituzioni hanno poca fiducia in questa pianta risale alla fine degli anni ’60, per la precisione al 1968: proprio come è successo per la bottiglia in plastica, gli americani avevano importato la loro cultura e le loro mode nel nostro Paese, nel bene e nel male; tra queste anche i movimenti hippy del ’68 e tutto il mondo della droga, marijuana inclusa. Ovviamente questo modo di vivere, e in particolare l’aspetto della droga, in Italia non fu accolto bene, ma anzi fu fortemente ostacolato, finendo per ridurre drasticamente gli utilizzi della canapa. La cosa sorprendente è che negli anni ’30 l’Italia era il secondo produttore mondiale di canapa e dava da lavorare a tantissime persone; ma, con l’avvento della guerra, questo settore venne accantonato, fino a scomparire, per lasciar posto all’ industria bellica. Nel dopo guerra le macchine in grado di lavorare la pianta erano veramente poche e il ritorno della canapa nel ’68 come droga non fu d’aiuto alla ripresa, anzi, fu un ultimo duro colpo che portò alla quasi sepoltura del settore della canapa. Inoltre all’epoca si sapeva poco dei contenuti chimici di THC e CBD e sulla possibilità di modificare questi parametri della pianta, cosa che, invece, in questo momento è possibile.

Attualmente in Italia la produzione di canapa non supera i 5-6 mila ettari e non c’è chiarezza in ambito legislativo; o meglio, ci sono delle leggi che possono facilmente essere contraddette o infrante. Le principali condizioni per la coltivazione di canapa sono queste: tenore di THC non superiore a 0,2%; comunicazione alle autorità competenti del luogo di coltivazione con rispettivo consenso; ci deve essere già un’azienda qualificata per la trasformazione della canapa come risorsa (ad esempio Assocanapa a Carmagnola TO).

La canapa, intesa come pianta ad uso industriale, è molto semplice da coltivare infatti ha una velocità di crescita tale da essere definita “auto-diserbante”, cioè cresce più veloce di qualsiasi altro infestante e una volta raccolta lascia il terreno totalmente libero e fertile per una nuova coltura. Si è anche visto che non necessita di grandi quantità d’acqua e si adatta facilmente a molti tipi di terreno fino anche a quote di 1500 metri.

Gli utilizzi con cui la canapa può essere sfruttata come risorsa sono svariati, come anche i settori che coinvolge: in campo medico, in ambito tessile, nell’alimentazione, nell’uso della carta, nei carburanti, nella cosmesi, nel settore edile e anche come plastica. La sua capacità “multi-tasking” la rende preziosa tanto da essere definita “oro verde” poiché con essa si possono creare 25 mila prodotti e sottoprodotti. Ecco alcuni spunti in alcuni di questi settori.

Settore edile. Utilizzando il canapulo, che è una parte di scarto dello stelo della pianta, acqua e calce si può ottenere un materiale edile estremamente versatile in tante dinamiche di costruzione dall’intonaco al bio-mattone. Si è visto che può essere un ottimo isolante termico perché si ottiene una temperatura media costante di 26 gradi sia d’estate che d’inverno riducendo notevolmente i consumi legati alla climatizzazione e quindi assorbe molto bene l’umidità e rende l’ambiente più salubre: una casa costruita con questo materiale comporta, quindi, diversi vantaggi. Altro aspetto interessante di questo materiale è che ha un ottimo impatto ambientale: si stima che una tonnellata di canapa secca possa eliminare 325 kg di CO2 analogamente ai depuratori per l’eliminazione della plastica. Gli edifici fatti con materiali classici hanno invece un impatto maggiore in termini di impronta di carbonio.

Settore plastica. La canapa ha ottime capacità di resistenza ed elasticità che la rendono un ottimo sostituto alla plastica con la differenza sostanziale che la canapa è biodegradabile e compostabile. L’utilizzo più comune, come surrogato della plastica, è nel settore automobilistico: le scocche delle auto sono composte da fibra di canapa e rendono le auto più leggere, resistenti e performanti (Mercedes ad esempio lo fa). La canapa, così impiegata, sta anche vedendo forte interesse nel settore dell’arredamento, nelle stampe 3D e in tantissimi altri settori che desiderano essere “plastic-free”.

Settore energetico. I combustibili detti a bio-massa sono quelli che riescono a sfruttare il potere energetico della sostanza per creare carburanti. I semi di canapa spremuti producono un olio ad alto potere energetico che può essere lavorato fino a creare il bio-diesel che, a parere degli esperti, è in grado di prolungare la vita dei motori rispetto a quelli tradizionali.

Molti di questi utilizzi sono davvero interessanti, sia dal punto di vista economico (in termini anche di business) ma anche dal punto di vista ecologico; ma come potete immaginare ci sono forti interessi di fondo per non considerare la canapa come risorsa preziosa.

In questo articolo il mio intento è di mettere a conoscenza le persone di questa risorsa incompresa, e semmai in Italia si farà chiarezza in termini legislativi sulla canapa industriale ricordatevi che potrete fare la vostra parte per un mondo più ecosostenibile, cercando di promuovere questa pianta non come droga ma come risorsa. La canapa potrebbe un giorno diventare la plastica monouso di cui abbiamo bisogno ed essere utilizzata per il trasporto di acqua e altri liquidi.

Ci sono tanti altri utilizzi che non ho elencato e potete scrivermeli. Quindi, commentate, mettete like, iscrivetevi al mio canale di YouTube e seguitemi su Instagram e Facebook. Ciao a tutti.

Desidero infine ringraziare Marco De Francesco per le conoscenze che mi ha dato sulla canapa:  anni fa, ha fatto un bellissimo tentativo imprenditoriale per cercare di trasformare la canapa in pellet. Lascio qui il link per l’articolo a lui dedicato : https://www.dolcevitaonline.it/pellet-di-canapa-un-caso-di-studio/

BOMBA PLASTICA

10 buoni motivi per abbandonare il PET.

La volta scorsa ho spiegato a grandi linee il tema della plastica. Oggi invece desidero darvi delle motivazioni per abbandonare gli acquisti di plastica, in particolare del PET.

Quindi ecco qui 10 ragioni che personalmente ritengo valide per NON acquistare bottiglie di plastica. Alcune di queste le ho già dette, altre no, altre invece fanno riferimento alla plastica in generale ma le voglio racchiudere un’unica lista dato che sono correlate dalla stessa materia.

  1. Produrre 1 kg di plastica richiede 2 kg di petrolio, 17,5 L di acqua e  produce 2,5 kg di CO2: troppe risorse per un bene usa e getta. È un prodotto estremamente consumistico.
  2. Una bottiglia di plastica se dispersa nell’ambiente impiega 450 anni per decomporsi. Fate un favore all’ambiente nel caso in cui ne vediate una a terra: raccoglietela e buttatela nel cestino!
  3. La plastica è uno degli elementi maggiormente responsabili dell’aumento delle emissioni di CO2 : il suo incremento  rende le acque dei mari più acide e più calde creando una reazione a catena negativa sia nel clima, nella biodiversità marina e quindi nel mercato ittico.  
  4. C’è un’isola di rifiuti che galleggia nel Pacifico con un’estensione minima di 700.000 km2 di cui 3 milioni di tonnellate di plastica e di sicuro non è normale!
  5. Le bottiglie di plastica sono composte da PET, che sfortunatamente non galleggia in mare e quindi nel caso si voglia recuperarle risulta estremamente difficile. È più facile invece che finisca nello stomaco di qualche pesce.
  6. La decomposizione della plastica crea microplastiche: hanno dimensioni anche nanometriche e, grazie all’acqua, riescono a insinuarsi in tutto il nostro ecosistema, anche nella nostra alimentazione. Si stima infatti che ingeriamo 5 grammi di plastica a settimana, il che equivale a mangiarsi una penna BIC ogni sabato sera come happy hour. Gli effetti sulla salute umana sono ancora in fase di studio ma si può dire che, per quello che si conosce, questo ingerimento involontario di plastica, seppur a piccole dosi, causa stress ossidativo cellulare e riduzione dell’assorbimento di elementi come iodio, ferro e rame nell’intestino.
  7. La bottiglia in plastica, nel momento dello stoccaggio, spesso rischia di essere esposta a calore e luce solare, e questo stimola la fotosintesi e la creazione di alghe rendendo quindi l’acqua inutilizzabile. Nel mio precedente lavoro ho assistito tante volte a questa scena: capitava, soprattutto d’estate, che il cliente mi faceva notare la presenza di alghe all’interno del boccione dovuto a fonti di calore o luce, e si doveva conseguire alla sostituzione non solo del boccione ma anche della vasca di raccoglimento dell’acqua della colonnina.
  8. Tutte le acque in bottiglia di plastica sono minerali. Come abbiamo già visto, il controllo effettuato sulla qualità della fonte avviene soltanto una volta ogni 5 anni. Quindi, tenendo in considerazione anche il punto 7, non è così buona come si voglia far credere.
  9. Nel suo “Il libro dell’acqua“, del quale consiglio a TUTTI la lettura, il fisico Alock Jha scrive: “Le plastiche che finiscono in mare tendono ad essere ricoperte da alghe, rilasciano sostante tossiche e impattano ulteriormente sulla catena alimentare marina”.
  10. L’acquisto delle bottiglie di plastica comporta un’ incremento dei trasporti e di conseguenza delle emissioni di CO2. Ho già ampiamente dato indicazioni su come acquistare acqua in maniera più sostenibile.

Di alternative alla plastica ce ne sono davvero tante, tra cui la mia idea, come anche esistono diverse soluzioni per smaltirla correttamente, ma magari con il tempo avrò modo di elencarle.

Non intendendo condannare per sempre la plastica perché ha delle utilità innegabili, soprattutto in campo medico, ma intendo promuovere acquisti più eco-friendly. Ciò non toglie che ognuno di noi è libero di acquistare o meno le bottiglie di plastica ma di certo è un inizio che può essere intrapreso da chiunque. Può sembrare inutile eliminare il PET ma è quel piccolo contributo che nel tempo produce un grande cambiamento.

Concludo dicendo che il petrolio con cui si crea la plastica, secondo Worldometers, è destinato a finire nei prossimi 43 anni quindi BASTA BOTTIGLIE DI PLASTICA! Sostenete le alternative!

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Comprendere la plastica

In più appuntamenti precedenti ho accennato diverse volte genericamente all’utilizzo della plastica senza mai entrare nello specifico dell’argomento, quindi oggi tratterò l’argomento plastica spiegando brevemente cos’è, com’è nata, come si crea, quali tipologie esistono, e in che modo è entrata comunemente nelle nostre case come contenitore per acqua.

Anzitutto, la plastica è un materiale creato dall’uomo dalla lavorazione del petrolio. Per produrla è necessario l’utilizzo di acqua, petrolio e metano. Si applica un processo chimico, scoperto nel 1835, chiamato polimerizzazione degli idrocarburi cioè composti da Carbonio e Idrogeno. Tutte le scoperte riguardanti la plastica partono da qui. Dal 1900 in poi è stata una evoluzione innovativa continua,  portando alla nascita del PVC, del moplen, del PET e tutte le altre plastiche. Attualmente le plastiche di dividono in 7 tipi e le descrivo brevemente qui sotto :

1 PET  (Polietilene Teraftalato), plastica monouso, densità maggiore dell’acqua. Esempio di PET: bottiglie di plastica.

2 HDPE/HDP (Polietilene ad alta densità): plastica che galleggia, ritenuta più sicura. Esempio: contenitori dei detersivi.

3 PVC (Cloruro di Polivinile) usata per le vaschette trasparenti per il confezionamento dei cibi.

4. PE-LD (Polietilene a bassa intensità) usato nei bicchieri dei distributori automatici (ne ho visti a migliaia di questi!), galleggia.

5 PP (polipropilene), galleggia ma è difficile da riciclare. Esempio: bacinelle, scolapasta e shaker.

6 PS (polistirolo) usato per imballaggi alimentari e non, facilmente dispersivo.

7 altre plastiche, sono composte da BPA (Bisfenolo A).Questo tipo ti plastica NON è RICICLABILE e dunque è pensato per un uso prolungato.

Di solito troviamo il simbolo del riciclaggio con il numeretto corrispondente o/e le diciture appena citate. Ad esempio io ho una borraccia con simbolo di riciclaggio 7, ma è anche BPA free, cioè non è presente il Bisfenolo A. Per chi non lo sapesse il BPA è una composto organico, che ha diverse controversie in ambito di salute umana: ci sono diversi studi che lo collegano a disturbi dell’apparato endocrino e ormonale. Ho acquistato questa borraccia per tenerla a lungo e evitare altri acquisti usa e getta. Spero che mi duri a lungo!

Guardando questa lista di varie tipologie di plastiche, la bottiglia di plastica è nella maggior parte dei casi PET. Questi numeri che vanno da 1 a 7 corrispondono al tipo di plastica. A volte si possono leggere altri numeri sul fondo della bottiglia e voglio quindi sfatare un mito su questi numeri: essi non corrispondono alla quantità di volte che si può riutilizzare la bottiglia di plastica; infatti ho chiamato un’azienda di acque minerali in bottiglia di plastica per chiedere ulteriori informazioni a riguardo, e mi hanno detto che corrisponde semplicemente ad un numero seriale di produzione. Mi dispiace deludervi nel caso in cui abbiate creduto a questo fatto… l’ho creduto anch’io! Il PET è pensato per il monouso e ora che lo sapete, siete responsabili delle vostre scelte.

Ma vediamo di capire meglio gli aspetti legati alla bottiglia di plastica. In che modo è nato il concetto di acqua in bottiglia? E quando la plastica è entrata come alternativa?

Il primo caso di acqua venduta in bottiglia è stato riscontrato a Boston nel 1760 circa dalla società Jackson’s Spa che promuoveva l’acqua per uso terapeutico. Ovviamente non aveva nulla di terapeutico. Magari come ci viene testimoniato da Saratoga City era soltanto un’acqua minerale. In ogni caso l’idea è nata negli USA e infatti sono tra i più grandi consumatori di acqua in bottiglia come abbiamo già visto in un precedente articolo.

Come è nata la bottiglia di plastica, e com’è entrata nelle nostre case? Nel 1973 il signor Nathaniel Wyeth brevetta la bottiglia in plastica PET e comprende la potenzialità che avrebbe avuto sul mercato alimentare: avrebbe ridotto i costi delle aziende legati all’acquisto del vetro con la sostituzione completa a favore della plastica delegando lo smaltimento della bottiglia all’utente finale e istituendo quindi il vuoto a perdere.

Sempre negli anni ’70 l’azienda francese Perrier investì grandi quantità di denaro per una campagna pubblicitaria rivolta agli USA riguardante la loro acqua effervescente: venne venduta come un lusso imperdibile. La combinazione vincente per l’avvento della bottiglia d’acqua in plastica fu grazie a tre fattori: la campagna di marketing di Perrier (che ebbe successo), la bottiglia in plastica di Wyeth, e Usa prima potenza mondiale, trascinatore dell’economia e delle mode di quei tempi. Questi tre fattori resero l’acqua in bottiglia di plastica un oggetto comune in tutte le nostre case. La strategia di marketing che ci sta dietro è racchiusa nei  seguenti punti:

  1. Contrapporre l’acqua trasparente in bottiglia alle bibite gassate colorate anziché all’acqua di rubinetto.
  2. Immagine sull’etichetta evocativa: una sorgente, una montagna, qualcosa che ricordi la purezza naturale.
  3. Usare la paura come motivazione per cambiare scelta: insidiare dubbi sulla qualità dell’acqua del rubinetto.
  4. Fare appello allo status: comprare una determinata tipologia di acqua ti mette in una condizione di “diversità sociale” come è successo per la Perrier.
  5. La bottiglia in plastica viene associata all’uso privato, personale, comodo da trasportare ovunque.

Il risultato è evidente tutt’oggi, dato che in Italia spendiamo una media di 200L in bottiglia di plastica e siamo il primo paese europeo consumatore di acqua in bottiglia.

Ora che sapete quali leve emotive vengono usate per favorire l’acquisto della bottiglia di plastica, potete prenderne il controllo e fare scelte d’acquisto più consapevoli, non soltanto per l’acqua ma anche per la plastica in generale. Se questo non fosse sufficiente magari la prossima volta vi darò altre informazioni. Commentate, mettete like, iscrivetevi al mio canale di Youtube, seguitemi su Instagram e su Facebook.

5 modi per prendere acqua a confronto

Quale modo è più conveniente, di maggior qualità e a basso impatto ambientale?

La volta scorsa vi ho parlato dei sistemi di depurazione e abbiamo visto vantaggi e svantaggi di ogni principale tecnologia disponibile. 

Questa volta cercherò di mettere a confronto i modi che più spesso vedo utilizzare dalle persone per prendere acqua, considerando: convenienza, qualità e impatto ambientale; i modi in questione sono: acqua del rubinetto, acqua filtrata con la caraffa a cartucce, acqua depurata con carboni attivi, acqua in bottiglia di plastica, acqua in bottiglia di vetro. Per poter poi decretare un vincitore complessivo in questo confronto assegnerò un punteggio che và da 1 a 10; dove 1 si intende poco conveniente, poca qualità e ad alto impatto ambientale, e 10 si intende molto conveniente, tanta qualità, e a basso impatto ambientale.

Convenienza. Per convenienza si intende quella caratteristica che nell’arco di un periodo di tempo ci permette di spendere poco con una determinata prestazione per uno specifico prodotto o servizio. Il confronto che ho fatto, eseguito su un consumo di 5000 litri, che è il massimo filtraggio di un carbone attivo perché in questo modo ho la possibilità di comparare gli altri metodi in un contesto di uguale di consumo.

  •  Acqua in bottiglia di vetro: chi le acquista spende una media di 0,5 € per L e quindi per ottenere 5000L spende 2500 €. Punteggio=2. 
  • Acqua in bottiglia di plastica : con una media di 0,24 € al litro si spende 1200€. Punteggio= 4. 
  • Acqua con depurazione a carbone attivo: senza considerare l’investimento iniziale della depurazione (che nel tempo viene ampiamente recuperato), la sostituzione del filtro avviene a 5000 litri e costa 260 €, quindi una media di 0,05 € al litro. Punteggio=6. 
  • Acqua depurata con la caraffa a cartucce: con una media di 0,03 € al litro la spesa totale per 5000 litri è 140 €. Punteggio=7.
  •  Acqua del rubinetto: come ho già detto in un articolo precedente l’acqua potabile è estremamente conveniente e infatti 5000 L costano appena 1€. Punteggio=10.

Qualità. Quale dei 5 modi ci assicura un’acqua di qualità maggiore? In termini di qualità considero l’eventuale stoccaggio e le proprietà organolettiche; la qualità si può determinare nel momento in cui la si beve.

  •  Acqua in bottiglia di plastica. Come già detto l’acqua minerale ha scarsi controlli e uno stoccaggio inadeguato che spesso comporta l’usura della plastica e di conseguenza cambiamenti nelle proprietà organolettiche. Punteggio= 5.
  •  Acqua del rubinetto: è sicuramente la più controllata ma spesso lascia discutere l’odore e il sapore causato dalla presenza del Cloro come agente di sterilizzazione o dall’usura delle tubature. Punteggio= 6. 
  • A pari punteggio l’acqua in bottiglia di vetro e il filtraggio a caraffa: considerando che il vetro ha ottime capacità di conservazione delle proprietà organolettiche ma lo stoccaggio non è sempre idoneo, che il filtraggio a cartucce permette di migliorare la qualità dell’acqua (ma non di renderla eccellente), ma in compenso è privo di stoccaggio il punteggio che ho assegnato è di 7. 
  • L’acqua depurata con i carboni attivi: zero stoccaggio e ottima filtrazione quindi ottima qualità. Dato che un minimo di errore nella depurazione è inevitabile il voto complessivo non può essere 10 ma 9!

Impatto ambientale. S’intende quanto il prodotto o il servizio crei un effetto a livello ambientale: quindi quali e quante materie prime sono state utilizzate per la produzione, quanta CO2 produce o elimina. Quali dei 5 modi elencati è il più eco-solidale, sostenibile? Per determinare l’impatto ambientale è necessario prendere in considerazione un arco di tempo molto più lungo per vedere i pro e i contro di una determinata scelta. C’è da dire che tutte le azioni umane hanno, inevitabilmente, un impatto ambientale e quindi il voto 10 è escluso.  

  • Acqua del rubinetto: la costruzione della gestione dell’impianto idrico locale e delle tubature sicuramente ha richiesto un notevole impiego di materie, energie, riduzione del suolo e una produzione di CO2,; ma fortunatamente non è aggiudicabile alle scelte dell’utente finale e quindi l’acqua potabile del rubinetto ha come unico impatto ambientale lo spreco. Magari ne parlerò in maniera più completa in un altro momento ma per ora mi limito a dire che molto spesso per negligenza degli utenti si spreca tantissima acqua. Voto complessivo 9. 
  • Acqua in bottiglia di vetro. Tengo in considerazione questi aspetti: per produrre le bottiglie di vetro è necessario l’utilizzo di silice, carbonato di calcio ad una temperatura di 1500°C; trasportare le bottiglie di vetro a domicilio o nel supermercato si impiega un quantitativo di carburante e quindi di CO2; il vetro in compenso è 100% riciclabile e implica il rifiuto della scelta della plastica. Voto complessivo 6.
  •  Acqua in bottiglia di plastica. Per produrre 1 kg di plastica (circa 75 bottiglie da 0,5 L) sono necessari 17,5 L di acqua, 2 kg di petrolio e produce un complessivo di CO2 di 2,5 kg e, senza approfondire l’impatto globale che produce, questo è sufficiente per dare voto 1.
  •  Acqua depurata da filtri a caraffa: tutte le caraffe sono in plastica, le cartucce sono composte da ulteriore plastica e sostanze filtranti, ogni mese è necessaria la sostituzione e quindi da un lato alimenta il consumismo con più CO2, dall’altro favorisce il rifiuto della plastica. Voto 6.
  •  Acqua depurata da carbone attivo. Il depuratore sicuramente nella produzione richiede tantissime materie tra cui plastica e affini, componenti elettriche e tecnologiche, carbone da noce di cocco o da legno, ma il beneficio maggiore è una lunga prestazione che comporta una drastica riduzione di CO2 e di consumo di bottiglie di plastica. Voto 7. 

Bene! Andiamo alla conclusione! Facendo la somma del punteggio ecco il risultato:

 al quinto posto: l’acquisto bottiglie di plastica con punteggio totale di 10. 

al quarto posto: l’acquisto delle bottiglie di vetro con punteggio totale di 15.

al podio, al terzo posto: l’acquisto della caraffa a cartucce con 20 punti.   

al secondo posto: l’acquisto del depuratore a carbone attivo con 22 punti. 

Quindi, inevitabilmente, vince la classifica l’acqua del rubinetto di casa con 25 punti.

Questi risultati sono ovviamente frutto delle mie considerazioni personali e intendono decretare una classifica del prodotto o del servizio che riesca ad essere nello stesso tempo economico, di qualità, e cosa più importante Eco-Friendly, e quindi aiutarvi a fare una scelta etica e consapevole. Voi, cosa ne pensate? Avete fatto una comparazione di questo genere? Me lo potete dire e scrivere!!! Iscrivetevi pure al mio canale di Youtube, seguitemi su Instagram o sulla mia pagina Facebook. Mettete like e leggete pure gli altri articoli sul mio blog. Ciao a tutti!

Vuoi migliorare la qualità della tua acqua potabile?

Tecnologie disponibili per la depurazione.

La volta scorsa ho mostrato come verificare la qualità della propria acqua potabile, e quella del mio Comune è risultata conforme alla normativa in base ad i test che ho effettuato. Però ho anche spiegato che quei test sono generici e non riescono quindi a dare tutte le informazioni complete. Quindi come posso tutelarmi da eventuali contaminanti e sostanze nocive?

Da sempre l’uomo ha cercato di ottenere acqua pulita attraverso il controllo delle acque mediante scoli, canali e acquedotti, ma anche attraverso l’ebollizione e la protezione dell’acqua prelevata. La depurazione dell’acqua in termini chimici è avvenuta soltanto dopo la scoperta del microscopio che ha aperto un mondo sui batteri e la conseguente consapevolezza nel trovare metodi efficaci per contrastare le impurità. Intanto i depuratori si distinguono in due tipologie: ad uso alimentare e ad uso domestico ed industriale. La differenza principale sta soprattutto nel volume trattato e nella necessità di prestazione; mi spiego meglio: se ad esempio l’obiettivo in casa vostra è avere meno calcare su tutto l’impianto idraulico la soluzione migliore è un addolcitore e non un depuratore per bere acqua. In base all’esigenza personale e alla quantità di acqua da trattare c’è una soluzione specifica. Cercherò quindi di spiegare quali sono le principali tecnologie disponibili per depurare l’acqua ad uso domestico e alimentare e li spiegherò in termini di prestazione e costo.

Addolcitore. L’addolcitore può essere installato nell’impianto idraulico di casa o solamente dov’è necessario: il suo scopo è quello di rendere l’acqua meno dura e di conseguenza ottenere meno calcare in casa, proteggere le tubature e la caldaia. Funziona grazie a delle resine e alla ionizzazione del sodio: questo composto di sostante intrappolano il calcio e il magnesio e rendono l’acqua più dolce.

Nei distributori automatici del caffè c’è un depuratore di questo genere in formato ridotto e la sostituzione, al fine di mantenere la caldaia funzionale, viene effettuata in media ogni 800 litri o 10000 consumazioni. Ciò ha il pregio di rendere l’acqua più dolce, ma il difetto di non eliminare arsenico, batteri, microplastiche, Pfas ecc… . Il costo di un apparecchio del genere può variare in base al volume da trattare: se è ad uso locale come un rubinetto o un distributore automatico allora il prezzo è compreso tra i 70€ e i 180 €; se invece è per l’impianto idraulico di casa i costi vanno da 500€ a 1300€. I filtri delle macchinette da caffè e in generale i pre-filtri di altri sistemi di depurazione hanno una funzione molto similare all’addolcitore e permettono di togliere le impurità più grossolane.

Deferrizzatore. È solitamente installato nelle case che hanno il pozzo piuttosto che l’acquedotto. Infatti la presenza di ferro è molto frequente nei pozzi sotterranei e dà all’acqua una colorazione giallastra, rossa. Il deferrizzatore è solitamente applicato a tutto l’impianto idraulico e il suo scopo è appunto eliminare l’eccesso di ferro dall’acqua. Si raggiunge tale scopo con l’ossidazione del ferro: o con quarzite e l’insufflazione di aria o con permanganato di potassio oppure con biossido di manganese (pirolusite). Questo strumento elimina, il ferro, ma ha lo stesso difetto dell’addolcitore: non elimina tutte le altre sostanze nocive o pericolose. Anche in questo caso il costo è relativamente elevato, e va da un minimo di 900 € ad un massimo di 3000 € in base al volume di acqua da trattare. 

Osmosi inversa. È un sistema di depurazione ad uso esclusivo alimentare molto efficiente. La sua efficacia è dovuta alla capacità di eliminare tantissime sostanze: grazie ad una membrana semipermanente che trattiene tutte le impurità e grazie ad un elevata pressione, si ottiene un’acqua praticamente pura. Il sistema viene applicato sotto al lavello, richiede l’intervento di uno specialista ed hanno un costo che va da 1000€ a 2500€. Certo, elimina la stragrande maggioranza delle impurità, in particolare l’arsenico, ma elimina anche i Sali minerali dell’acqua e infatti a questo sistema di depurazione è quasi sempre integrato con un mineralizzatore (inserisce dopo la filtrazione i Sali minerali) che fa alzare notevolmente i costi. Richiede anche una manutenzione professionale e annuale costosa a carico dell’acquirente.

Carbone attivo e ultrafiltrazione. È un sistema di depurazione utilizzato sia dai gestori idrici che da aziende di depurazione domestica alimentare. Come l’osmosi inversa, ha un ottima capacità di eliminare un sacco di sostanze. Questa capacità è dovuta alla porosità tipica del carbone: i pori hanno grandezze che vanno da 25 nm a 1 nm e per questo motivo si può parlare di ultrafiltrazione che consiste nella depurazione di particelle piccolissime, virus compresi. Il carbone attivo si consuma all’aumentare della quantità di acqua filtrata e dopo ogni anno o ogni tot litri trattati bisogna procedere con la sostituzione. Il costo di un sistema a carboni attivi può variare dai 800 € a 1200€ per i consumi di casa. Si può installare sopra o sotto il lavello , o anche fissandolo al muro e la sostituzione del filtro, in base al tipo di depuratore, risulta abbastanza semplice e alla portata di tutti ad un costo accessibile. Ciò elimina tantissimi agenti contaminanti, Pfas compreso, minerali esclusi grazie all’adsorbimento ma non elimina l’arsenico.

Ci tengo a specificare che il carbone attivo riduce i Pfas ad una quantità minore di 5 ng/L, standard imposto dalla legge. Lo posso dire con totale tranquillità perché ho preso dell’acqua di pozzo inquinata da Pfas , l’ho fatta passare attraverso il mio depuratore a carbone attivi, ho consegnato il campione all’Arpa ed è risultato minore di 5 ng/L. Per motivi di privacy non posso mostrare pubblicamente il risultato ma privatamente si e quindi se volete saperne di più vi basterà contattarmi privatamente.

Filtro a caraffa. I filtri a caraffa sono i più popolari perché sono i più economici. Infatti le aziende che producono questi filtri garantiscono acqua buona pulita e protetta ad un costo di 45€/50€ all’anno. Sono filtri che vengono inseriti all’interno delle caraffe ed hanno una durata di un mese. Sono composti per lo più da Sali e resine come l’addolcitore e qualche altro filtro può contenere il carbone attivo. Se l’acqua del rubinetto è già di buona qualità e volete solo migliorare il sapore o renderla più dolce allora questa è una ottima soluzione per voi. La filtrazione avviene per gravità: l’acqua del rubinetto entra in una vasca di riempimento, poi per gravità passa attraverso il filtro che poi scende nella caraffa. Bisogna però dire che il carbone attivo funziona solo con la pressione di acqua che qui non c’è. Quindi ragazzi… Pagate per quello che vale: migliora la durezza dell’acqua, tuttavia non elimina batteri, gli altri metalli pesanti e Pfas.

Lampada ultravioletti: la lampada ultravioletti è pensata esclusivamente per l’eliminazione dei batteri: i raggi UV hanno una frequenza d’onda tra 100 e 400 nm e a 254 nm le radiazioni riescono a penetrare e a distruggere il nucleo dei batteri uccidendoli completamente. In base alla grandezza il prezzo può variare da 50 € a 300€. Quindi acqua trattata con un sistema ad ultravioletti permette di ottenere un’acqua priva di carica batterica. La lampada UV elimina i batteri ma non tutto il resto.

La soluzione migliore è relativa alle singole necessità delle famiglie. Personalmente utilizzo un depuratore con tre tecnologie e ve le spiego: un pre-filtro esterno per i residui più grossi come il calcare, all’interno un filtro a carboni attivi pressato, e nel centro una lampada ultravioletto. Il prezzo è abbordabile, è un prodotto garantito, certificato; l’installazione e la sostituzione dei filtri non richiede l’intervento di un professionista e ogni persona può farlo in maniera autonoma.

Nessuno delle seguenti tecnologie per la depurazione dell’acqua può indicare il presidio medico chirurgico perché tale qualifica la si ottiene quando il prodotto disinfetta o sterilizza l’acqua, ma dato che si tratta per la maggior parte dei casi di acqua potabile la disinfezione è già effettuata dal gestore idrico. Giustamente sorge quindi la domanda: come posso verificare l’efficacia di questi dispositivi? Ecco quindi dei semplici consigli per non farvi fregare da trovate pubblicitarie o venditori di dispositivi magici.

  1. Comprendete se ne avete effettivamente bisogno; cosa non va della vostra acqua. Ci sono alcuni comuni (Aosta, Ancona, Caserta e Perugia) che hanno un acqua potabile eccellente e quindi non necessitano di nessun sistema di depurazione.
  2. Chiedete i certificati di idoneità da parte di organizzazioni che da sempre studiano l’acqua e tutelano la salute delle persone. Ad esempio consiglio NSF International (National Sanitation Founder) che ha partecipato alla stesura dei parametri di potabilità dell’OMS; oppure WQA (Water Quality Association) o delle prove certificate che dimostrino che il prodotto rispetti la normativa sui dispositivi per il trattamento dell’acqua domestica (D.M. 7 febbraio 2012 n° 25).
  3. Chiedete informazioni sull’azienda che vi vende il prodotto: da quanto tempo esiste questa azienda? Vi danno la garanzia di soddisfazione? Hanno un servizio assistenza clienti? Sono preparati in materia di acqua e di depurazione? Mi è capitato di parlare con un promoter di sistemi di depurazione ad osmosi inversa: azienda di dubbia solidità, certificato di presidio medico chirurgico, e incompetenza della persona che proponeva la depurazione. Potreste sicuramente trovare sul web dei prodotti per la depurazione ad un costo basso o molto abbordabile ma senza garanzie e senza servizio clienti… quindi, se li prendete, incrociate le dita sperando che non si guasti mai!

Questo è quasi tutto su quello che c’è da sapere sulla depurazione dell’acqua. Sicuramente ci sono altre tecnologie di cui non ho parlato, o che non conosco, che hanno altre prestazioni interessanti. Magari potreste scrivermele voi indicandomele, oppure dicendomi cosa usate a casa vostra per trattare l’acqua. Spero che queste informazioni vi siano state utili e che possiate scegliere di bere acqua in maniera più sostenibile e responsabile. Potete commentare sul mio blog www.dalmarbozzo.com, iscrivervi al mio canale YouTube, mettere mi piace, e seguirmi su Instagram e Facebook. Ciao a tutti!

DRINK TEST

Come capire la qualità della propria acqua.

La volta scorsa, abbiamo affrontato e analizzato le differenze tra acqua naturale e potabile. Abbiamo anche visto la differenza nei controlli. L’acqua potabile, oltre ad essere conveniente, dovrebbe garantire un sacco di proprietà. Ma come mai tanti di noi non utilizzano l’acqua del Sindaco??? Le motivazioni sono molteplici e di vario genere. Una motivazione più frequente è la poca fiducia nei controlli e quindi oggi darò a tutti la possibilità di verificare a grandi linee la qualità della propria acqua.

Quindi come posso verificare la qualità della mia acqua? Anzitutto è necessario prendere  le  informazioni riguardanti la nostra acqua di casa. Le potete trovare comodamente sul web, precisamente potete chiedere al vostro servizio idrico locale, oppure all’Arpa della vostra Regione, ovvero al vostro comune , o ancora si possono trovare  a volte  anche da aziende che operano nel settore dell’acqua e che svolgono campionature per proprio conto. Se questo non dovesse bastarvi perché non vi fidate o volete semplicemente maggiori certezze su quello che già sapete  il secondo passaggio è l’analisi dell’acqua.

 Un’analisi dell’acqua può costare da 100 € (se è specifica) fino a 1000 €  (se è completa). Nel caso in cui vogliate spendere queste  cifre  potete fare le analisi seguendo due procedure:

  1. fate voi la campionatura con delle normali bottigliette da mezzolitro di acqua, le portate all’Arpa, pagate da loro il costo del servizio e vi danno il risultato dell’analisi entro  un mese, oppure,
  2. opzione più impegnativa e costosa, chiedete l’intervento del gestore idrico locale che vi manda a casa un delegato competente, il quale procede alla campionatura che a sua volta sarà utilizzata come documento ufficiale di analisi di controllo da parte del gestore.

Personalmente ho utilizzato il servizio dell’Arpa per un test specifico per i Pfas che mi è costato 153 €, ma recentemente  ho anche voluto comprare dei test generici ed economici e provarli sulla mia acqua potabile. Quindi, nel caso in cui non vogliate spendere questi soldi ma vogliate comunque effettuare a modo vostro dei controlli, allora il modo più semplice è fare un’analisi generica, quindi non precisa, attraverso a dei test che determinano durezza, residuo fisso, pH, conducibilità e carica batterica. Questi test per l’acqua si possono acquistare facilmente on line su Amazon ed hanno un costo che vanno da 10€ a 30€. Ho acquistato il test  della cartina tornasole che determina ben 14 parametri dell’acqua; un tester per il pH; un altro per la conducibilità e il residuo fisso; un altro ancora per la durezza e un altro per la carica batterica. Ma prima di mostrarvi i risultati, voglio spiegarvi questi parametri dell’acqua visto che ne abbiamo accennato nell’ultimo intervento senza spiegazioni.

Durezza. La durezza dell’acqua è determinata dalla quantità di ioni disciolti in acqua di calcio e magnesio e di altri metalli pesanti. L’unità di misura è il grado francese °F che corrisponde a 10 mg di carbonato di calcio comunemente conosciuto come calcare. La durezza può variare da 0 a 50 °F, e in base alla quantità le acque si possono definire più o meno dure: fino a 8-10 °F  acque più o meno dolci, da 10°F in poi acque più o meno dure. Il tester che ho comprato mi dice di prendere 5 ml di acqua e metterli dentro alla provetta, poi inserire goccia a goccia il reagente: inizialmente l’acqua risulta di colore rosso e si prosegue fino a quando non diventa blu; il numero di gocce inserite corrisponde alla durezza in gradi francesi.

PH. Rappresenta la ionizzazione dell’acqua allo stato liquido e in forma pura: è la tendenza della molecola di H2O a dividersi in ioni H+ e ioni OH. Nell’acqua pura la quantità di questi ioni è esattamente identica. La sigla pH significa potenza dell’idrogeno, una sostanza si definisce acida quando aumenta la  concentrazione degli ioni H+ e nella scala del pH è inferiore a 7 , basica quando aumenta la concentrazione degli ioni OH e nella scala è superiore a 7. Il pH dell’acqua aiuta a comprendere la presenza o meno di certi soluti. Il pH  è indicato nel tester della cartina tornasole insieme ad altri 13 parametri; è sufficiente immergere la striscia all’interno dell’acqua  per un secondo, aspettare un minuto e comparare le colorazioni con la tabella illustrativa fornita dal test. Esiste anche un tester specifico del pH : si tratta di una penna digitale che viene utilizzata maggiormente da chi ha un acquario: è sufficiente togliere il cappuccio, accendere  on /off , intingere nell’acqua fino al livello, mescolare per 20 secondi,  e leggere il risultato sul display.

Residuo fisso. Il residuo fisso, o TDS in inglese (Total Dissolved Solid = Totale dei Solidi Disciolti), è la quantità di Sali che rimangono dopo aver bollito l’acqua a 180°. Tale quantità è espressa in  mg/L o ppm (parti per milione)  ed corrisponde alla durezza permanente , cioè quella quantità di Sali e metalli che non varia al mutamento delle condizioni dell’acqua. Come ho già spiegato in base al residuo fisso le acque si possono definire più o meno minerali. Il tester ha un funzionamento identico a quello del pH: è una penna digitale che una volta intinta nell’acqua ci dice la misurazione corretta del residuo fisso.

Conducibilità elettrica: i Sali che all’interno dell’acqua si disciolgono, creano degli atomi con carica positiva e negativa. Tale differenza di carica , che parte da un punto A ed  arriva ad un punto B, è definita come conducibilità elettrica (EC  in inglese = Electric Conducibility) e si misura in  micro-Siemens per centimetro:  µS/cm. La maggior parte delle acque ha valori compresi tra 100 e 700 µS/cm. Il parametro serve per lo più a confermare la quantità di residuo fisso . Questi due parametri vanno a braccetto e infatti nel tester sono nella stessa penna e indicati contemporaneamente sul display.

Carica batterica. La carica batterica indica la presenza di microorganismi batterici presenti nell’acqua. La misura della carica batterica è espressa in CFU che significa Colonie che Formano un’Unità ad indicare quei batteri in fase di duplicazione. Secondo la normativa il CFU deve essere a 0 o molto vicino. Acqua con CFU = 1 è già pericolosa per la salute umana. Il tester che ho comprato è specifico per la famiglia dei batteri Coliformi (Escherichia Coli compreso). È una fiala con dentro un residuo reagente, la si apre, ci si versano 5 ml di acqua del rubinetto, si chiude, la si scuote per un minuto e poi la si lascia ferma per 48 ore ad una temperatura di 20-25°C. Finito quel periodo si prende la fiala e la si confronta con le istruzioni: se è gialla nessun batterio, se invece assume un colore che tende ad arancio/rosso allora l’acqua è contaminata.

Bene! Ora, grazie a questi tester  provo a capire se l’acqua potabile del mio Comune di residenza sia conforme ai parametri stabiliti dal D.Lgs. 25 gennaio 2001 n°31. I risultati sono i seguenti :

parametrorisultatostandard
   
tester: cartina tornasole  
Cloro libero0,5 mg/L250 mg/L
Ferro0200 µg/L
Rame01,0 mg/L
Piombo010 µg/L
Nitrati050 mg/L
Nitriti00,5 mg/L
Mercurio01 µg/L
Cloro totale0250 mg/L
Fluoruro0,5 mg/L1,5 mg/L
Durezza25°Ftra 0 e 50°F
Carbonato40 mg/Lin realzione alla durezza
Alcalinità totale120 mg/Ltra 0 e 360 mg/L
pH8,4tra 6,5 e 9,5
Acido Cianurico30-50 mg/Ltra 0 a 240 mg/L
   
tester: pH8tra 6,5 e 9,5
   
tester: rediduo fisso331mg/Lmassimo 1500 mg/L
           e conducibilità0,662 µS/cmmassimo 2500µS/cm
   
tester: durezza29°Ftra 0 e 50°F
   
tester: carica batterica00 CFU

Posso dire che l’acqua è oligominerale in base al residuo fisso, 29° è molto dura e infatti ho tanto calcare, è stata trattata perché c’è traccia di cloro, e non contiene batteri. Sono contento del risultato perché dimostra che l’acqua potabile non è così male come si voglia credere, ma soprattutto perché è conforme alla normativa! Ci tengo, però, a precisare che questi test sono generici e non intendono sostituire le analisi ufficiali dei laboratori certificati; pertanto non affidatevi al 100% a questi risultati poiché sono incompleti: infatti non è possibile con questi test determinare la presenza o meno di microplastiche, di legionella, altri metalli pesanti, pesticidi e nemmeno dei Pfas. Quindi se siete diffidenti per l’incompletezza di questi  test  la prossima volta darò altre informazioni! Invece, se volete avere delle indicazioni seppure approssimative, come ho appena mostrato, perché pensate che possano bastare per la vostra situazione, non esitate a contattarmi, verrò volentieri gratuitamente da voi per eseguire questi test. Quindi seguitemi su  Instagram, iscrivetevi al mio canale YouTube, mettete  like  sulla mia pagina Facebook!!! Come sempre, spero che questo intervento, più che piaciuto, vi sia servito! Alla prossima!

Ti fidi dell’acqua che bevi?

Acqua potabile e acqua minerale a confronto.

Abbiamo tutti capito che l’acqua ha una bellezza intrinseca di grande valore. Però si è anche visto che per la sua proprietà solvente, in natura essa non si presenta mai pura al 100%, ma sempre in soluzione con altre sostanze “buone“come i sali minerali di cui abbiamo già parlato e “cattive” come l’arsenico, mercurio, piombo, pesticidi, batteri di vario genere, micro-plastiche e i famosi PFAS ecc…

Sorge quindi la domanda: chi e cosa determina la potabilità dell’acqua? Quali sono gli standard? C’è differenza tra acqua minerale e acqua potabile? Farò un confronto tra di loro con i seguenti punti: definizione e normativa, proprietà, controllo, e costo.

Acqua Potabile. Il Ministero della Salute definisce, all’art. 2 del Decreto Legislativo 2 febbraio 2001, n°31, come acque potabili tutte quelle destinate al consumo umano: quindi preparazione cibi e bevande, uso domestico, uso per l’impresa alimentare e uso per la distribuzione della rete idrica (in particolar modo si garantisce fino al contatore di casa). Tali acque devono essere salubri e pulite, ovvero: non devono contenere microorganismi, parassiti o, altre sostanze in concentrazioni tali che possano rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana. Il Decreto spiega bene, per filo e per segno, come l’acqua potabile deve essere trattata, distribuita e controllata da gestori ed organi competenti. Nel D.Lgs. vengono stabiliti i parametri chimici per poter definire “potabile” l’acqua che beviamo, o meglio, usiamo nella quotidianità: tali valori sono decisi in base alle linee guida dettate dall’OMS.

Proprietà. Per abbreviare sintetizzo quali sono questi parametri che rendono l’acqua potabile. Il pH deve essere compreso generalmente tra 6,5 e 9,5; ad eccezione delle acque gassate. La conducibilità elettrica deve essere a 2500 µS/cm e quindi non aggressiva. La durezza generalmente è compresa tra 15 e 50 °F. Nel nostro comune modo di dire, si dice che l’acqua deve essere incolore, insapore e inodore ma ai sensi del Decreto questi paramenti devono essere “accettabili per il consumatore e senza variazioni anomale”. Così come previsto nell’Allegato 1 al D.Lgs. n°31/01, i batteri in generale, ma nello specifico l’Escherichia Coli, devono essere a zero, l’ammoniaca deve essere massimo di 50mg/L, i Cloruri (come il sale da cucina) e i Solfati devono avere valore massimo di 250 mg/L mentre per il Potassio e i Bicarbonati non è previsto un limite;  è invece fissato a 200 mg/L per il Sodio, 10µg/L per l’arsenico. 1,5 mg/L per i Floruri e infine 0,5 mg/L per i Nistrati. Durezza, pH, conducibilità li spiegherò molto meglio la prossima volta.

Controllo. La normativa prevede che i controlli delle acque vengano eseguiti da laboratori autorizzati con procedure di analisi che periodicamente vengono sottoposte al Ministero della Salute e all’Istituto Superiore della Sanità. I controlli interni (quelli del gestore) sono accordati con l’USL locale e le analisi vengono affidate a laboratori di loro scelta. I controlli esterni sono svolti unicamente dall’USL locale, e se necessario dalla Regione, secondo i criteri e le modalità scelte dal Ministero della Sanità. I controlli esterni per gli standard di qualità per l’acqua potabile sono trasmessi con periodicità che varia in base alla quantità di metri cubi distribuita dall’impianto di potabilizzazione considerando una media di 200L pro capite al giorno. Per farla breve più è il volume rilasciato, e quindi più cittadini ne necessitano, e più il numero di controlli è maggiore.  Quindi fino al contatore di casa garantisce la sanità pubblica anche per l’impianto idrico e acquedotto. Personalmente penso che ci sia un meccanismo più che affidabile! Dal contattore al rubinetto è compito del proprietario o gestore delle condutture, e sulla salubrità dell’acqua magari rimane qualche dubbio, ma ne parleremo in un altro momento.

Costo. L’acqua gestita dalla sanità pubblica (quella dell’acquedotto per intenderci, o chiamata anche “del sindaco”) ha dei costi ridicoli se pensate agli enormi vantaggi e comodità che ci dà! Prendendo a riferimento una vecchia bolletta di Acque Veronesi 141 m3 di acqua (parametrata, ovviamente, sul pieno utilizzo domestico) mi sono costati solamente 30,30 €. Significa che 1 m3, che sono 1000 L, mi è costato appena 0,22 €. Una doccia di 10 minuti in media sono 120 L e nel mio caso mi costa appena 2 centesimi … se è fredda! In quei 0,22€/m3 il servizio che viene offerto comprende una quota fissa, una per l’acquedotto, una per la fognatura e una per la depurazione. Per chi ha la fortuna di accedere all’acquedotto e ad un servizio simile, può tranquillamente dire che è estremamente conveniente dato che esce direttamente nel rubinetto a km zero senza fatica. Onestamente per il valore che do all’acqua pagherei volentieri di più per questo servizio!

Acqua minerale. Il Ministero della Salute, all’art. 1 del D.Lgs. 25 gennaio 1992, n°105 , definisce per acque minerali quelle acque che hanno origine sotterranea, da falde, o da sorgenti naturali “che hanno caratteristiche igieniche particolari e, eventualmente, proprietà favorevoli alla salute”. Esse si distinguono dalle potabili per la purezza originaria , per i minerali, altre sostanze e i loro  effetti: la temperatura, la composizione di questi minerali devono mantenersi costanti alla sorgente nel tempo, salvo cambiamenti di origine naturale. Un’ acqua minerale non è un’acqua potabile perché ha diverse proprietà di cui a breve spiego. Come l’acqua potabile anch’essa ha dei criteri da rispettare: deve riferire precisamente la posizione della sorgente, la natura della mineralizzazione, la posizione della captazione, la temperatura, il residuo fisso, il pH, la conducibilità, l’assenza si microrganismi parassitari e sulla stessa deve essere condotta un’analisi completa a livello chimico , fisico e farmacologico. Perché l’acqua possa essere riconosciuta come “minerale”, il titolare della concessione idrologica, deve fornire una documentazione completa al Ministero della Salute, nella quale testimonia i criteri appena citati, il quale, a sua volta, e infine rilascia un “decreto di riconoscimento nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica e comunicato alla Commissione delle comunità europee”.

Proprietà. La differenza tra acqua minerale e potabile consiste principalmente nella quantità di residuo fisso e nella quantità di soluti in essa disciolti. Nella minerale non ci sono particolari standard da rispettare proprio perché l’eccezionalità delle caratteristiche le rendono minerali; ciò significa che possono anche  potenzialmente contenere sostanze classificate dall’OMS non idonee o a livelli superiori. Esse si classificano in: minimamente mineralizzate con residuo fisso ≤ 50mg/L; oligominerali tra 50mg/L e 500mg/L; medio minerali tra 500 e 1500 mg/L e ricche di sali minerali oltre i 1500 mg/L. Il residuo fisso indica i sali disciolti in acqua ad una temperatura di 180° ed esso è direttamente proporzionabile alla conducibilità. Poi le minerali possono anche definirsi solfate, clorurate, calciche, sodiche, ferruginose sempre in base alla quantità dei rispettivi soluti disciolti. Le etichette delle minerali devono dare le seguenti informazioni: la quantità delle singole proprietà, riportando i possibili benefici o effetti che esse hanno sul nostro corpo; l’ultimo controllo effettuato, la data di scadenza, la fonte di sorgenza e il nome dell’etichetta.

Controlli. Al fine di garantire il mantenimento intatto della sorgente il titolare della concessione idrologica deve proteggere la zona a lui concessa da eventuali inquinanti e fornire al Ministero della Sanità analisi biochimiche ogni 5 anni per poter continuare ad avere la concessione. Le aziende di imbottigliamento dell’acqua o chi la trasporta devono, in generale, garantire un corretto stoccaggio: lontano da fonti di luce o calore, protetta e conservata in un luogo fresco e asciutto. So per esperienza personale che non è sempre così per motivi di praticità e agilità del lavoro, e spesso accade che nella bottiglia di plastica le caratteristiche organolettiche dell’acqua cambino nel tempo a causa anche dell’usura stessa della plastica. Le microplastiche sono ormai un dato di fatto presenti nelle nostre acque e ciò è dovuto all’abuso o allo scorretto smaltimento della plastica. I controlli, infine, sebbene non si può mettere in dubbio le proprietà dell’acqua minerale, risultano a mio parere scarsi: infatti prendendo in mano una bottiglia di plastica che ho recentemente comprato, di cui non faccio nome, l’ultima analisi risale al 23 maggio 2017, quindi 3 anni fà.

Costo. Alla concessione della fonte minerale costa appena 0,002 € al litro e ciò significa che pagano 2€ al metro cubo allo Stato per poi guadagnare 100 volte tanto. Questo convalida tutto il discorso del business dell’acqua di cui ho già parlato e che in primis ho vissuto personalmente con il mio precedente lavoro: nei distributori automatici il prezzo di mezzolitro va da 0,35€ a 0,50€. Un litro di acqua minerale al supermercato la si può trovare da 0,09€ a 0,39€. Il costo dell’acqua in bottiglia è totalmente a carico del consumatore finale perché va a pagare tutta la catena distributiva, e l’acqua non ha subito in questo processo aumenti, ne in qualità e ne in quantità ma solo nel prezzo. Per chi va a comprarla al supermercato dovrebbe considerare nei costi i seguenti fattori: 1.La fatica fisica di trasportare kg di acqua; 2. Il tempo che spende per comprarla e 3. I costi del mezzo di trasporto.

In conclusione. Anche se l’acqua minerale ha effettivamente delle proprietà eccezionali, il mio punto di vista è fortemente a favore dell’acqua potabile del rubinetto poiché risulta più controllata, costa praticamente niente, è a km zero, è plastic-free, riduce l’impatto ambientale ed ha buone caratteristiche biochimiche. Chi acquista acqua in bottiglia di plastica non solo danneggia il suo portafoglio (una famiglia italiana mediamente spende fino a 600€ all’anno) ma anche l’ambiente che ancora una volta paga sempre il prezzo più alto.  Questo è come la penso io, ma potete benissimo commentare e scrivermi la vostra opinione. Spero che quest’articolo/video, più che piaciuto, vi sia servito o vi abbia fatto più chiarezza in materia di acqua.

Vi lascio, inoltre, qui i link per visionare le normative complete su acqua potabile e acqua minerale:

Decreto Legislativo 2 febbraio 2011, n°31: https://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/testi/01031dl.htm     

Decreto Legislativo 25 gennaio 1992, n°105: https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=1992-02-17&atto.codiceRedazionale=092G0142&elenco30giorni=false

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4 cose che assolutamente non puoi non sapere sull’acqua.

L’ultima volta ho concluso il discorso sull’importanza dell’acqua nel nostro corpo e , in particolare, sull’importanza di idratarsi, grazie alla Dottoressa Chiara Andreella. Vista l’ indispensabile necessità dell’acqua nel nostro organismo, sottolineata da Chiara la volta scorsa , è necessario capirne alcune proprietà.

Oggi, quindivi riassumerò in maniera semplice 4 punti fondamentali per capire che questo bene, da molti dato per scontato, è molto più di quello che è!

  1. La STRUTTURA CHIMICA. L’acqua è costituita da 2 atomi di Idrogeno e uno di Ossigeno formando la formula H2O. La struttura ha un’apertura di 104°, assomiglia ad una V capovolta, dove all’apice della V è presente l’Ossigeno e ad ogni estremo una molecola di Idrogeno. Tra Ossigeno e Idrogeno c’è un legame covalente polare (ovvero una condivisione di elettroni). Fra le varie molecole di acqua si formano, poi , dei legami tra gli atomi di Idrogeno: legame Idrogeno appunto. E’ un legame di per sé molto più debole di quello covalente ma rende l’acqua eccezionale, infatti questi legami idrogeno che si formano tra le varie molecole d’acqua creano un reticolato simile ad una piramide (tetraedro) garantendo un sacco di proprietà.
  2. La TENSIONE SUPERFICIALE. E’  la capacità dell’acqua di rimanere coesa allo stato liquido e di aderire ad altre molecole rendendola così visibile ad occhio nudo, “raccoglibile” in unico spazio e infine “direzionabile”. Altrimenti come potreste bere un bicchiere d’acqua se essa fosse appunto indomabile e invisibile? Forse peggio degli astronauti: andreste in giro a bocca aperta nel tentativo di prenderla senza vederla!
  3. La POLARITA.’ Tale proprietà è ciò che ha reso possibile più di ogni altra cosa l’eventualità della vita stessa. I legami chimici di cui ho parlato poco fa creano nel complesso una certa quantità di carica elettrica rendendo così l’acqua molto reattiva ad altre sostanze. Le reazioni chimiche che hanno creato i primi microrganismi sono dovute a questa proprietà dell’acqua: gli atomi di altre sostanze disciolte in essa si sono predisposti seguendo l’attrazione delle cariche elettriche all’interno delle molecole d’acqua creando una sorta di intelligenza chimica e di conseguenza il primordio della vita. Noi siamo nati da lì! E tutti gli esseri viventi che  vivono su questa Terra sono congiunti da questa identità di fondo legata all’acqua.
  4. L’acqua è un ottimo SOLVENTE. Grazie alla polarità e alla struttura tetraedrica risulta facile all’acqua attrarre legami di altri atomi, imbrigliarli e spezzare i vari legami delle sostanze in essa disciolte. Come ha detto la Dottoressa Andreella, l’acqua migliora l’assimilazione di varie sostanze ed è soltanto grazie alla sua capacità solvente che è possibile prendere i nutrienti necessari al corretto funzionamento del nostro corpo. Per rendere l’idea ,pensiamo al contrario: se così non fosse avremmo perennemente grossi problemi digestivi, (sempre come detto dalla Dottoressa sul tema della stitichezza); si mangerebbe il granello di sale grosso con la pasta; oppure, cosa più disgustosa, avremmo le croste di sporcizia sulla pelle e puzzeremmo parecchio perché non saremmo in grado di lavarci adeguatamente!!! L’acqua di per sé non è mai pura, o distillata proprio per la sua proprietà solvente. Nell’acqua che beviamo c’è sempre qualche impurità: alcune fanno bene, come ad esempio i sali minerali di cui abbiamo già parlato e di cui tutto il business dell’acqua fa leva per poter avere caratteristiche organolettiche differenti e accontentare diverse clientele ( sodio, potassio, calcio, magnesio, fluoro, cloro sono tutti i sali disciolti in acqua che nelle giuste quantità possono apportare determinati benefici). Altre sostanze, invece, possono alla lunga essere dannose per noi e per l’ambiente, ma di questo ne parleremo la prossima volta e in un altro contesto.

Per concludere:

Se vi piacciono il Gran Canyon, le Dolomiti o tante delle belle spiagge italiane è sicuramente merito dell’erosione creata da fiumi e dei ghiacciai nonché della capacità solvente dell’acqua. Se siete assetati ,volete bere un bel bicchiere d’acqua e riuscite a prenderla sappiate che è merito della sua tensione superficiale. Insomma se bevete, mangiate e vi lavate è sempre merito dell’acqua. Senza acqua non si può vivere, quindi spero davvero che d’ora in avanti tu dia più importanza a questo bene prezioso. Siate grati dell’acqua che avete!  Detto questo mi bevo un goccio! Ciao a tutti!

Quanta acqua bisogna bere?

Consigli pratici per un’ottima idratazione.

D: La volta scorsa abbiamo parlato dell’importanza dell’acqua nel nostro corpo e ne abbiamo capito i benefici grazie alla Dottoressa Andreella. Ci ha già anticipato che è necessario bere almeno il minimo indispensabile di 1,5 L di Acqua… ma è proprio vero? Ed è valido per tutti??? Quanta acqua bisogna bere? Come bere per migliorare le proprie funzioni? Come monitorarsi? Sempre per rispondere a queste domande ho chiesto nuovamente aiuto alla dottoressa Andreella per darci altre informazioni utili! 

Bentornata Chiara! Brevemente Chiara, per chi non ci conosce, dicci chi sei, cosa fai e perché sei quí…

C: Ciao a tutti e grazie Dalmar per avermi ricontattata. Io sono una dietista nutrizionista, mi occupo di alimentazione a 360°: svolgo la mia attività in diversi ambulatori (Centro Minervis a Minerbe e Poliambulatorio Fisiomed a Vigo di Legnago) e seguo persone in un percorso di educazione alimentare o di dietoterapia per eventuali problemi di salute e poi seguo anche gli sportivi.

D: Bene, ho una serie di domande specifiche per te! sei pronta?

D: Ci puoi dire come avviene la regolazione dello stato di idratazione? Ho anche sentito dire che quando abbiamo sete è già tardi e siamo già disidratati… In che senso?

C: La necessità di mantenere nella norma lo stato di idratazione e la concentrazione dei soluti nei liquidi corporei condiziona le quantità di acqua che giornalmente devono essere introdotte per compensare le perdite di cui abbiamo parlato la scorsa volta.
I meccanismi che il corpo adotta sono:

– la secrezione di un ormone antidiuretico (o vasopressina o ADH), che aumenta il riassorbimento di acqua a livello del rene. Questo ormone viene prodotto in risposta agli stimoli che derivano da recettori presenti a livello renale e a dei recettori presenti nella parete delle grandi vene e nell’atrio destro del cuore, che rispondono alla riduzione del volume ematico (volume del sangue).

– la sensazione della sete, che regola il consumo di liquidi.

In generale, la risposta alla riduzione dell’acqua corporea porta in primiss ad una diminuzione dell’escrezione urinaria attraverso il rilascio di questo ormone antidiuretico e successivamente, quando c’è un ulteriore incremento dell’osmolarità, compare la sensazione delle sete e lo stimolo al consumo di liquidi.

Capiamo perciò che lo stimolo della sensazione della sete arriva in un secondo momento, per questo spesso si sente dire che quando abbiamo sete è già tardi, siamo già disidratati.

D: Ok quindi bere dovrebbe diventare un’abitudine a prescindere dalla sete… Prima di vedere alcuni trucchi su come bere di più, puoi dirci qualcosa riguardo le raccomandazioni su QUANTO bere? Vale per tutti 1,5 – 2L?

C: Nel documento EFSA del 2010 (cioè l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) è indicato un apporto di 2,5L/die per i maschi e 2,0L/die per le femmine. C’è un fabbisogno minimo di acqua per ogni individuo che si definisce come la quantità di acqua che garantisce l’equilibrio con le perdite, previene gli effetti negativi della disidratazione (in termini di alterazioni metaboliche e funzionali). Nell’ultima revisione dei LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti) i livelli di assunzione di riferimento sono espressi come valori di assunzione adeguata, perché risulta impossibile definire un fabbisogno medio e l’assunzione raccomandata. Senza addentrarmi ad elencarvi nello specifico come e quanto varia il livello di assunzione adeguata nelle diverse fasce di età vi mostro questa tabella riassuntiva dei LARN ( per vedere la tabella clicca https://sinu.it/2019/07/09/acqua/ ): brevemente, andiamo da un minimo di 800ml nel secondo semestre di vita (6-12mesi) per poi aumentare gradualmente fino alle raccomandazioni che vi dicevo inizialmente: 2,5L per gli uomini e 2L per le donne, anche età avanzata.

D: Nella tabella leggo le raccomandazioni per la gravidanza e l’allattamento, da cosa dipendono?

C: In gravidanza c’è ovviamente un aumento di peso e dell’apporto energetico con la dieta pertanto si ritiene opportuno aumentare in modo proporzionale anche l’introduzione di liquidi: si stima un aumento di 230ml/die nel secondo trimestre e di 450ml/die per il terzo trimestre.

Con l’allattamento al seno bisogna invece cercare di compensare le ulteriori perdite legate alla produzione di latte e quindi si raccomanda un aumento di 700ml/die.

D: Benissimo!! Grazie per tutte queste informazioni! Ora passiamo al lato pratico: che consigli hai per imparare a bere di più? E come potremmo monitorare la quantità di acqua durante la giornata?

C: I suggerimenti che posso dare sono probabilmente banali ma funzionano! Proprio perché la sete va anticipata, dobbiamo creare l’abitudine di bere come gesto della nostra routine: non c’è poi cosa peggiore di chi si lascia prendere dalla frenesia della giornata, del lavoro, dai mille impegni e… Nonostante la sete… Decide di ignorarla! Ragazzi, non si fa!! Volersi bene passa anche per un gesto tanto banale quanto importante come un sorso di acqua.

La regola principale è di idratarsi con continuità durante tutta la giornata: concentrare l’assunzione di liquidi in poche occasioni stimola l’effetto diuretico mediato da specifici ormoni e ci porta a sprecare buona parte dell’acqua assunta.

In generale possiamo dire che sia bene idratarsi:

– Appena svegli, perché veniamo dal digiuno (di cibo e di liquidi) notturno;

– mezz’ora prima del pasto, che banalmente può aiutare ad anticipare il senso di sazietà e quindi favorire un migliore controllo del peso corporeo;

– prima, dopo e durante l’attività fisica… Vi assicuro che il muscolo e la vostra concentrazione durante l’esecuzione dell’esercizio fisico ne trarrà beneficio;

– tra un pasto e l’altro e si, anche un paio di bicchieri di acqua non troppo fredda DURANTE il pasto. Va valutata anche la composizione del pasto stesso: brodi ed alimenti freschi ben idratati (ortaggi e frutta) permettono di ridurre il consumo di acqua durante il pasto. Al contrario: cibi secchi o disidratati (grissini, crackers, carni salate, frutta secca etc.) comportano la formazione di un bolo particolarmente denso e quindi sarà corretto bere di più.

Uno dei metodi più semplici per monitorare quanta acqua consumiamo è utilizzare delle borracce o distribuire almeno una decina di bicchieri nell’arco della giornata. Facciamo un esempio pratico: un paio di bicchieri al risveglio, un paio nella mattinata e nel pomeriggio, due bicchieri ai pasti principali (pranzo e cena) e il gioco è fatto.

D: Giusto, in realtà sarebbe una cosa semplice! Io utilizzo molto il metodo delle borracce: ho una borraccia che tiene 600ml di acqua e so che al di fuori dei pasti devo finirne 2 così so già di essere quasi a metà del mio necessario; e il resto lo assumo grazie all’alimentazione e con qualche bicchiere d’acqua durante i pasti.

C: E per chi proprio non ne vuole sapere di ricordarsi di bere, anche alcune applicazioni possono tornare utili: vi mandano letteralmente delle notifiche per ricordarvi di bere durante la vostra giornata.

D: Cosa ne dici del bere alla sera prima di andare a letto?

C: Bere va sempre bene ma poco prima di coricarsi rischia di essere un’arma a doppio taglio, nel senso che bere molto potrebbe disturbare il sonno notturno… E’ una cosa un po’ soggettiva, consiglio a tutti di fare le proprie prove e valutazioni.

D: Quando lavoravo come dipendente nella distribuzione automatica mi è capitato di dare un’acqua gassata ad un signore anziano all’interno di una casa di riposo che insisteva per averla; ovviamente per non fare discussioni gliel’ho lasciata … 3 minuti dopo è venuta un OSS da me a dirmi che non devo più dare nulla a quel signore perché cercava volontariamente di avvelenarsi con l’acqua. Sono rimasto sorpreso perché non pensavo che si potesse … Quindi Dottoressa, bere troppa acqua fa male? Quali sono i sintomi dell’iperidratazione?

C: Si può parlare di INTOSSICAZIONE DA ACQUA: acqua gassata o naturale non cambia, è associata al rischio di una marcata iposodemia, provocata proprio da un eccessivo consumo di acqua. I rischi dell’iperidratazione sono: nausea, vomito, diarrea, difficoltà respiratorie e ipertensione a cui possono seguire disturbi del sistema nervoso centrale con convulsioni e iporeflessia… Fino al coma.

D: Dato che mi piace la birra che è al 95% composta di acqua, e se oggi nel complesso della giornata mi bevo 3 birre da 33cl posso ritenermi idratato?

C: Mi dispiace deluderti ma no, non funziona così! La birra è infatti una bevanda alcolica, tendenzialmente a bassa gradazione ma per fortuna l’alcol in generale ha un effetto diuretico: riducendo il rilascio della vasopressina (l’ormone antidiuretico) aumenta l’eliminazione renale di acqua.  Di per sé quindi contribuisce negativamente al bilancio idrico.

D: Peccato, ci ho provato! Per concludere, visto che abbiamo parlato di IPERIDRATAZIONE, ci dici qualcosa sulla DISIDRATAZIONE? La volta scorsa hai sottolineato l’importanza di bere se si fa attività fisica in quanto aumenta le perdite di acqua… In che modo la disidratazione ha un effetto negativo? Che effetti può avere?

C: La disidratazione è definita come una riduzione progressiva, fino a un deficit marcato, dell’acqua corporea totale. A seconda del rapporto tra perdite di acqua e perdite di elettroliti può essere classificata come ISOtonica -cioè perdo acqua ed elettroliti in modo equilibrato- IPERtonica – quando aumentano i livelli plasmatici di sodio- o IPOtonica, quando si riducono i livelli plasmatici di sodio. La disidratazione ipotonica è dovuta ad elevata sudorazione o assunzione li liquidi poveri di sodio.

Per quanto riguarda gli effetti negativi della disidratazione, dipende dal livello di riduzione dell’acqua corporea totale: quando si riduce dell’1-2% del peso corporeo può alterare la termoregolazione e limitare l’attività e le capacità fisiche della persona. Perdite >4% diminuiscono in modo marcato le prestazioni fisiche e la capacità di concentrazione. Inoltre compaiono cefealea, irritabilità, insonnia, aumento della temperatura corpora e della frequenza respiratoria. Una diminuzione del 10%, in combinazione ad una elevata temperatura ambientale, espone al pericolo del “colpo di calore”.

D: Ok mi hai convinto, se sei d’accordo eviterei tutti questi effetti negativi con un bel cin cin virtuale. Grazie ancora Chiara per la tua disponibilità e ti lascio lo spazio per la pubblicità!

C: Grazie ancora a te! Qui vi hi parlato di acqua ma parlo di alimentazione a 360° quindi se siete interessati mi trovate sui social: pagina facebook “Dott.ssa Chiara Andreella – Dietista nutrizionista” e profilo instagram @ParolaDiDietista, che è anche il nome del mio sito www.paroladidietista.it. Se volete io vi aspetto!!!

D: Bene! Io ho già messo “like” su parola di dietista. Per oggi abbiamo finito. Potete trovare l’articolo completo su www.dalmarbozzo.com e rivedere anche i video e gli articoli precedenti. Seguitemi su Instagram e sulla pagina Facebook Dalmar Bozzo.

C e D : Ciao ciao!

Perchè è così importante bere acqua?

D: La volta scorsa vi ho posto una serie di domande tra le quali: perché è così importante bere? Per conoscere meglio il tema dell’idratazione e darvi una risposta completa, ho deciso di farmi aiutare da una professionista quindi oggi sono qui con la dottoressa Chiara Andreella, dietista nutrizionista ed esperta di alimentazione e integrazione sportiva.

“Dottoressa Buongiorno! Posso chiamarti Chiara? Di cosa ti occupi e perché sei qui?” 

C: Innanzitutto mi presento: sono la dottoressa Chiara Andreella e sono una dietista nutrizionista quindi mi occupo di alimentazione a 360°, sia per persone in buono stato di salute che magari vogliono semplicemente intraprendere un percorso di educazione alimentare ai fini di migliorare la propria dieta, sia per chi soffre di patologie o ha disturbi metabolici e desidera iniziare un percorso di dietoterapia, perciò un percorso dietetico più mirato. Oltre a questo, ho fatto una scuola di specializzazione proprio sull’ambito sportivo, la scuola SANIS sull’alimentazione e integrazione nello sport, quindi seguo anche sportivi a livello amatoriale o a livello agonistico.

Oggi siamo qui per parlare di acqua perchè spesso le persone che vedo in ambulatorio o comunque con cui parlo dimenticano l’importanza di bere.

D: Benissimo! Allora Dottoressa partiamo da alcune nozioni che si leggono un po’ ovunque: mi sembra di capire che siamo fatti principalmente di acqua, è vero? Me lo puoi confermare?

C: Assolutamente si! L’acqua è il principale componente dell’organismo umano: rappresenta mediamente il 55 e il 60% del peso corporeo rispettivamente di una donna e di un uomo adulto normopeso. Sottolineo normopeso perché la composizione corporea è importante: minore è la massa adiposa (la massa grassa per capirsi) e maggiore è il contenuto di acqua nel corpo.

D: Giusto, starò attento al mio grasso! So inoltre che varia durante la vita e si distribuisce diversamente nel corpo, mi puoi dare qualche informazione in più?

C: Il contenuto TOTALE di acqua varia in funzione di età e sesso: nei neonati varia tra il 64 e l’84% e scende fino al 47-67% e fino 39-57% negli uomini e nelle donne di età maggiore i 50 anni. Invecchiando inoltre, a parità di peso, si riduce ulteriormente.

Come dicevi tu, l’acqua si distribuisce nei diversi organi: è poco presente nel tessuto adiposo e nelle ossa ma è più presente in reni, organi viscerali e muscolo scheletrico.

Anche per questo, nella donna il contenuto di acqua è inferiore rispetto l’uomo perché sono diverse le composizioni corporee: nella donna è maggiore la componente di massa grassa mentre nell’uomo è maggiore la componente di massa muscolare.

D: Fino ad ora abbiamo parlato di acqua totale del corpo però ho scoperto anche che l’acqua si trova dentro e fuori le cellule, possiamo fare un’ulteriore distinzione giusto?.

C: Esatto, possiamo distinguere l’acqua intra cellulare dall’acqua extracellulare e il loro rapporto è molto importante. Nell’acqua intracellulare (dentro le cellule) abbiamo più magnesio e potassio mentre nell’acqua extracellulare (all’esterno delle cellule) si concentrano sodio, cloro e bicarbonati. Questi sali o componenti caratterizzano un delicato equilibrio dei nostri fluidi e quindi il corpo adotta diversi sistemi per mantenerlo durante la giornata. Va anche detto che questo bilancio, soprattutto per le entrate, è influenzato dalle abitudini sociali e culturali della persona e varia anche in funzione della dieta, dell’attività fisica e dei fattori ambientali.

D: Le entrate immagino che siano con le bevande che consumiamo e con gli alimenti…

C: Si! Sicuramente in primis incidono le bevande, a seguire gli alimenti, alimenti principalmente freschi quindi frutta e verdure che, oltre ad essere fonti di vitamine, sali minerali e fibra, sono una fonte non indifferente di acqua quindi ora che ci avviciniamo all’estate via libera all’anguria per tutti quanti.

D: Benissimo! ho letto con sorpresa che si può perdere fino a 2 litri di urina e perfino 10 litri nella sudorazione in estate durante l’attività fisica. Puoi dirci di più? e oltre all’urina e al sudore c’è altro?

C: L’eliminazione dei liquidi avviene principalmente con l’urina, la cui variazione di volume e composizione è importante per il mantenimento dell’equilibrio parlato poca fa, ma come dici tu anche la sudorazione può arrivare ad avare un ruolo molto importante quindi attenzione (quando praticate sport, ricordatevi di bere più acqua!) e mi riferisco soprattutto agli sportivi. Perdiamo acqua anche attraverso la cute, le mucose, i polmoni e le feci. Le perdite sono legate all’evaporazione: per via transcutanea variano in funzione della temperatura esterna e di quella corporea, dell’umidità, della ventilazione, del vestiario e della circolazione sanguigna superficiale. Attraverso i polmoni perdiamo acqua con l’aria espirata e anche questa è influenzata da molti fattori esterni.

D: D’accordo, grazie! Se dici passerei al nocciolo di oggi: PERCHE’ è importante bere? Qual è il ruolo nutrizionale dell’acqua?

C: Bere è importante perché come abbiamo appena visto le perdite sono costanti e il corpo deve riuscire a mantenere continuamente un bilancio idrico, quindi mantenersi all’interno di un certo range.

L’acqua è un componente indispensabile per lo svolgimento delle reazioni biochimiche che avvengono costantemente all’interno del nostro corpo e delle nostre cellule. Noi non ce ne rendiamo conto ma c’è un laboratorio di biochimica perfetto che lavora h24. Tutte queste reazioni inoltre producono sostanze organiche di scarto che vanno eliminate, principalmente con le urine.

Mi occupo di alimentazione e spesso sento persone con difficoltà digestive: i motivi dietro possono essere molteplici e differenti però spesso, una “cattiva digestione”, può essere dovuta ad una scarsa idratazione: la saliva, i succhi gastrici, biliari e pancreatici, per essere prodotti e secreti, richiedono ACQUA. Magari la prossima volta vediamo anche quando e quanto è meglio bere.

Molti lamentano anche difficoltà ad evacuare correttamente: una buona idratazione è sicuramente un fattore che gioca un ruolo nella prevenzione o risoluzione della stitichezza: sia perché nelle feci stesse c’è dell’acqua, sia perché le fibre che assumiamo con la nostra dieta funzionano meglio se le idratiamo, altrimenti rischiamo di ottenere un effetto esattamente contrario!

Abbiamo inoltre bisogno di Sali minerali presenti anch’essi nell’acqua che beviamo, oltre che al cibo – e di vitamine. In particolare, le vitamine IDRO-solubili potranno essere assorbite meglio se manteniamo una buona idratazione. Lo stesso trasporto e utilizzo dei nutrienti necessita di acqua. Infine, non dimentichiamo che l’acqua funziona anche da lubrificante nelle articolazioni (sportivi all’ascolto, ricordatevelo bene che bere aiuta a prevenire anche infortuni) e aiuta a mantenere compatte ed elastiche le mucose e la cute quindi insomma: un vero e proprio anti-aging!

D: Ottimo!  Penso proprio che ora abbiamo tutti quanti capito l’importanza di bere acqua. Ringrazio la Dottoressa per la sua disponibilità e ti passo la parola per i saluti e spazio pubblicità.

C: Se siete interessati ad altre informazioni sull’alimentazione, sia in ambito sportivo che non, mi trovate sui social: su facebook come “Dott.ssa Chiara Andreella – Dietista nutrizionista” sia su Instagram @ParolaDiDietista e al mio sito www.paroladidietista.it. Mi è piaciuto molto questo nome perché va a sottolineare che le informazioni e le nozioni che pubblico non sono mie idee personali in qualità di Chiara Andreella ma derivano dai miei studi universitari e dagli aggiornamenti medico-scientifici a cui partecipo tutti gli anni. Per la zona di Legnago e limitrofi ricevo al Poliambulatorio Fisiomed a Vigo di Legnago e al Centro Minervis a Minerbe quindi se volete venire a fare una chiacchierata… Sono a disposizione!

D: Grazie ancora Dottoressa! Per oggi finiamo qua. Potrete trovare questo video, l’articolo e altre informazioni su www.dalmarbozzo.com. Commentate qui sotto , mettete like , condividete  e ci vediamo lunedì prossimo per un altro appuntamento! Ciao a tutti!

L’acqua è la materia della vita. È matrice, madre e mezzo. Non esiste vita senza acqua. (Albert Szent-Gyorgyi)